by Mariangela Traficante | 4 Ottobre 2018 12:26
Quando un gruppo di business traveller cinesi entra in una boutique di lusso occorre capire subito chi è il “capo”: è a lui che andrà proposto l’articolo più costoso, perché i suoi colleghi di shopping per rispetto non acquisteranno un oggetto più caro. E se invece ad arrivare è un turista mediorientale, non c’è prezzo che tenga, la cosa più importante è che abbia la sensazione di acquistare qualcosa di unico.
Sembrano ragionamenti di psicologia spicciola ma non c’è nulla di banale: la partita dello shopping tax free si gioca (anche) sull’abilità di saper riconoscere chi si ha di fronte e fargli una proposta calzante. Anche perché i mercati oscillano, e non poco: se fino a qualche anno fa erano i russi a farla da padrone, la crisi del rublo e le vicissitudini socio-politiche hanno fatto crollare il loro acquisti all’estero, e ora si può affermare che sia la Cina a comporre almeno un terzo dello shopping tourism in Europa.
Così come aumenta il potere d’acquisto degli statunitensi e il loro turismo si sta spostando dall’esperienziale a quello dello shopping. Sono questi alcuni degli elementi fotografati da Planet, società attiva nel pagamento in valuta (prima nota sotto il brand Fintrax) e nel tax free (prima con il nome di Premier Tax Free).
MERCATO IN BILICO TRA DEBUTTI E TECNOLOGIA. Quello dello shopping tax free è un mercato in evoluzione ma anche in bilico tra diverse novità: intanto l’apertura del tax free in Russia, «anche se al momento limitato ad alcune vie dello shopping di Mosca e San Pietroburgo» commenta la general manager Italy di Planet Sara Bernabè, e ora in arrivo negli Emirati; dall’altro l’avanzata dell’ecommerce (da non dimenticare l’accordo Alibaba-Ice per helloIta) che tuttavia non dovrebbe incidere poi molto: «Quello del lusso non è un mercato dai grandi numeri online. I clienti amano toccare con mano, vivere l’esperienza della boutique», dichiara il marketing manager Andrea Dacò. E proprio l’esperienza potrebbe continuare a essere l’asso nella manica della destinazione Europa rispetto ad altre.
Su tutto, però, aleggia la questione Otello: così si chiama il server centrale a cui, dallo scorso settembre, vanno trasmesse le fatture del tax free shopping che ora devono obbligatoriamente essere elettroniche. E che creano non pochi problemi alle aziende: «Se da un lato i grandi gruppi del lusso, grazie alle strutture che hanno, si sono organizzati, dall’altro abbiamo gli artigiani e le piccole e medie aziende: occorre dotarsi di strumenti abilitati, accreditarsi al portale unico. Crediamo che circa il 50% del mercato italiano non sia pronto – commenta Bernabé – Noi player avevamo chiesto tre mesi in più di tempo ma non sono stati concessi».
ITALIA SEMPRE SOLIDA IN UN’EUROPA IN FLESSIONE. Com’è andato lo shopping tax free in Europa in questi mesi? Da gennaio ad agosto 2018, a fronte di un aumento degli arrivi del 3% e di un +6% nei volumi in termini economici, le vendite totali sono scese del 3%, come pure gli scontrini (-8%). In realtà le flessioni si sono registrate soprattutto in Germania, Spagna e Uk, con turnover dallo shopping tax free in calo rispettivamente del 6, del 9 e del 13%.
Stabile la Francia (anche se le transazioni calano del 5%), mentre si conferma positivo l’andamento dell’Italia nella cinquina delle top destination del Vecchio Continente: è l’unica nazione europea a generare incrementi in tutti gli indicatori chiave del comparto, registrando da inizio anno una media del +6% nel volume di vendite esentasse, del +2% nel valore medio per transazione e del +7% negli arrivi, rispetto al 2017.
E al di là di alcuni trend locali con picco stagionale, in Italia il 90% del mix si gioca tra le “classiche” come Milano, Roma, Firenze, Venezia.
Segnali positivi anche per il futuro: i trend di arrivo nello Stivale dei turisti extra Ue per il trimestre settembre-novembre 2018 si prevedono in crescita del +4.6%. E a fare da traino saranno i viaggiatori thailandesi (+44% vs 2017), sudcoreani (+18% vs 2017) e statunitensi (+14% vs 2017).
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