Passaporti alle Poste?
Sì, ma non dappertutto
Il caso passaporti lumaca? Risolto, a quanto pare. Merito soprattutto dell’agenda prioritaria online del Viminale e dei “rinforzi” ai Commissariati. A questo si è aggiunta da marzo una procedura annunciata come rivoluzionaria, sebbene ancora in nuce: la possibilità di richiedere e rinnovare il documento alle Poste, nel perimetro di “Polis”, la futura “casa digitale dei cittadini”. Un progetto nato dalla collaborazione con il ministero dell’Interno e finanziato con 800 milioni di euro del Pnrr, oltre a 400 milioni a carico delle Poste stesse.
SCATTA LA FASE DUE
Tutto chiaro? Non del tutto. Perché la fase sperimentale, ormai conclusa, avrebbe dovuto riguardare circa 7mila comuni sotto i 15mila abitanti e da luglio – ovvero a giorni – anche il resto del Paese. Parole grosse queste ultime, perché il numero di Uffici postali abilitati a emettere i passaporti, con tanto di dispositivo per le impronte digitali e formazione ad hoc dei dipendenti, sono ad oggi una goccia nel mare.
Lo confermano i numeri. Dai primi due point accessoriati, nel Bolognese, siamo passati nel giro di poco a una trentina. Ma mentre scriviamo – a distanza di quattro mesi dal lancio del progetto – sono solo 122 i piccoli Comuni dove i cittadini possono ottenere il passaporto alle Poste, l’1,75% dei primi 7mila uffici coinvolti e meno dell’1% dei 12.800 totali.
Intanto sta per scattare la “fase due”, quella che riguarderà le grandi città e coinvolgerà in prima battuta tre Comuni, Bologna, Verona e Cagliari, poi pian piano tutti gli altri. Un progresso, è vero. Ma nulla a che vedere con i trionfalismi della prima ora, quando nei titoli a effetto (facciamo noi stessi ammenda) non ha trovato spazio quella puntigliosità che forse ci avrebbe consentito di comunicare già allora quanto “in itinere” fosse il progetto. E rispondere così ai nostri doveri di giornale trade: ovvero chiarire come, quando e soprattutto dove i clienti delle agenzie di viaggi avrebbero davvero potuto beneficiare di tale servizio.
Per Poste Italiane è stato frutto di un misunderstanding, di un’interpretazione sbagliata: «Abbiamo pianificato con il Viminale la sperimentazione, che è andata benissimo, il servizio è stato in linea con le aspettative e con i criteri di sicurezza richiesti dal ministero dell’Interno – sottolineano dal quartier generale – Ora la fase pilota può considerarsi conclusa prima del previsto e da luglio il Piano passaporti sarà avviato progressivamente in tutti gli uffici postali del Paese».
Quanto ci vorrà perché si entri a regime? «Servirà del tempo per raggiungere ogni angolo della Penisola, ma stiamo già facendo passi in avanti anche con la formazione per tutti gli operatori di sportello», ci spiegano da Poste.
IN FUTURO UN TOTEM H24?
A maggio, dopo un incontro con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sull’avanzamento del progetto Polis, il direttore generale di Poste Italiane, Giuseppe Lasco, aveva fatto un primo punto della situazione: «Da marzo abbiamo registrato più di 350 richieste nei 31 uffici postali in cui il servizio è attivo. Di questi oltre l’80% dei cittadini ha richiesto la consegna a casa del passaporto sempre tramite Poste, con un risparmio di tempo e spostamenti importanti, anche e soprattutto per l’ambiente».
Qualche passaggio probabilmente poteva essere chiarito meglio, ma Poste Italiane ribadisce: nessun difetto di comunicazione. «Forse non si era capita la progressione, ma noi siamo stati chiarissimi. Alcuni uffici sono stati completati con la strumentazione necessaria, altri lo saranno a breve. In futuro, addirittura, la richiesta per il passaporto si potrà presentare al totem abilitato h24, step definitivo verso una digitalizzazione totale. Ogni settimana, comunque, compiamo un passo in avanti in tutte le regioni, il cerchio si chiuderà entro il 2025/2026, forse anche prima», tengono a precisare dall’headquarter.
E ORA BOLOGNA, VERONA, CAGLIARI
Un dettaglio non da poco. Perché se è vero che il progetto continua la sua marcia, lo è altrettanto che molti cittadini residenti in piccoli Comuni erano ormai convinti che il passaporto fosse una “formalità postale”. Invece dovranno ancora passare da Commissariato o Questura, dove pure (va detto e ribadito) i tempi di attesa si sono accorciati.
Il futuro prossimo regala comunque alcune grandi novità: «Da metà luglio – ci ribadiscono – partiremo con i passaporti negli uffici postali anche in tre grandi città: Bologna, Verona e Cagliari. È nelle loro province che abbiamo fatto scattare la sperimentazione. Tutto dipende dagli aspetti formali, perché va sottoscritta la convenzione con il Viminale. In simultanea, la richiesta, sempre nelle grandi città, sarà estesa ai minori. Per ora la marca da bollo, necessaria per ottenere il documento, si acquista ancora in tabaccheria, ma stiamo studiando, in alternativa, un contrassegno amministrativo, da pagare comunque fuori dall’Ufficio postale».
Fronte cittadini, l’innovazione ha comunque raccolto il plauso delle associazioni dei consumatori. Tutti d’accordo con il governo per una volta, fatto salvo il beneficio d’inventario per le valutazioni ex-post, quando il sistema andrà a regime.
In prima fila il Codacons con il suo presidente Gianluca Di Ascenzo: «In questi mesi le infinite attese sono state oggetto di disagi per milioni di cittadini italiani, e, oltre alle lungaggini burocratiche, ad aggravare la procedura si era pre- sentato anche il discorso Brexit per le partenze verso il Regno Unito. Mi sento di essere costruttivo, piuttosto che criticare il governo. È certamente una notizia positiva il fatto che Poste abbia messo a disposizione i suoi sportelli sui territori, che a regime saranno quasi 13mila, consentendo finalmente di dare risposte alle esigenze dei viaggiatori del nostro Paese e, soprattutto, alleggerendo Commissariati e Questure da questi adempimenti burocratici».
Una soluzione pratica e adeguata alle esigenze dei consumatori, perché «gli uffici postali hanno una distribuzione capillare sul territorio e orari accessibili. Sarà tutto più semplice: i cittadini si presentano agli sportelli dell’ufficio postale e poi ricevono il passaporto direttamente a casa propria».
MACCHIA DI LEOPARDO? NO, GRAZIE
L’auspicio è pero che si scongiuri l’effetto a macchia di leopardo con un’opportuna formazione per tutti i dipendenti. «La sperimentazione dovrà permettere di rendere fruibile il servizio in qualunque sportello di qualunque regione, città o piccolo centro. Ci auguriamo che tutti gli operatori vengano adeguatamente formati per assistere i cittadini e far sì che la procedura sia più snella possibile e vada a risolvere un problema e non a crearne altri».
Propositivo anche Adiconsum. «La possibilità per i cittadini di poter richiedere il passaporto elettronico anche negli uffici postali non può che trovarci favorevoli – dichiara il segretario nazionale, Andrea Di Palma – Allevia il lavoro delle Questure, diminuendo il rischio di ulteriori disagi per i lunghi tempi di attesa. Pur con le sue limitazioni, come l’impossibilità di richiedere il documento per i minori, la legalizzazione di una delle due foto occorrenti allo sportello comunale, il costo aggiuntivo di 14,20 euro, oltre agli oneri già previsti per l’emissione del passaporto, rappresenta comunque un servizio in più per i cittadini».
Il coro è pressoché unanime. Tanto che per il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, la nuova modalità di rilascio dei passaporti rappresenta un significativo passo avanti nella modernizzazione dei servizi pubblici. «Questa iniziativa ha il potenziale di semplificare notevolmente il processo, rendendolo più accessibile».
COSTO EXTRA DI 14,20 EURO
Tuttavia, secondo Melluso, è importante considerare i costi associati. «Ottenere un passaporto tramite le Poste è leggermente più costoso rispetto alla questura. Il servizio offerto dagli uffici postali aggiunge un costo di gestione di 14,20 euro, oltre gli oneri previsti al rilascio del passaporto. Questo sovrapprezzo riflette il servizio aggiuntivo offerto, che può includere una maggiore comodità per i cittadini, soprattutto quelli dei piccoli comuni e a una riduzione dei tempi di attesa».
Dal punto di vista di Assoutenti, «è fondamentale che il sistema sia integrato con le autorità competenti per garantire sicurezza ed efficienza. Inoltre, sarà importante monitorare la capacità degli uffici postali di gestire l’aumento del carico di lavoro senza compromettere altri servizi essenziali. In definitiva, se implementata correttamente, questa procedura può rappresentare un significativo passo avanti nella modernizzazione dei servizi pubblici, offrendo un’alternativa valida e comoda, anche se leggermente più costosa, per ottenere il passaporto».
Fabrizio Condò e Francesca Cardia