Balneari, proroghe illegittime: così parlò la Corte Costituzionale

Balneari, proroghe illegittime: così parlò la Corte Costituzionale
25 Giugno 13:33 2024 Stampa questo articolo

Ora c’è la sentenza della Corte Costituzionale, la n° 109 del 24 giugno 2024, a dichiarare l’illegittimità delle proroghe delle concessioni balneari perché violano una Direttiva Europea (Bolkestein). La pronuncia è riferita alla illegittimità costituzionale dell’articolo 36 della legge della Regione Siciliana, che aveva prorogato al 30 aprile 2023 il termine per la presentazione delle istanze di rinnovo delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico-ricreativo e la proroga del termine per la conferma dell’interesse all’utilizzazione del demanio marittimo.

La Corte Costituzionale ha rilevato che “il rinnovodella possibilità di presentazione delle domande finisce con l’incidere sul regime di durata dei rapporti in corso, perpetuandone il mantenimento e quindi rafforza, in contrasto con i principi del Diritto Ue sulla concorrenza, la barriera in entrata per nuovi operatori economici potenzialmente interessati, a fine imprenditoriali, all’utilizzazione delle aree del demanio marittimo”.

A distanza di pochi giorni anche l’Antitrust ha deciso di fare ricorso al Tar contro Misano e altri comuni costieri, tra cui Cervia, colpevoli di aver applicato la proroga delle concessioni di spiaggia per un anno, fino al dicembre 2024, senza già fissare il periodo in cui si promuoveranno le gare pubbliche per assegnare le attività di spiaggia. Nella vicenda sono coinvolte anche note località balneari come Viareggio, Forte dei Marmi, Vasto e Gaeta, mentre sono state risparmiate dall’azione legale promossa dall’autorità Garante della Concorrenza altre spiagge famose come Rimini, Cattolica e Riccione.

Intanto, l’assessorato al demanio di Rimini ha già fissato i criteri per i bandi con cui saranno assegnate le attività balneari, nonostante i ricorsi presentati da numerosi operatori, ipotizzando anche un periodo massimo delle concessioni di 20 anni.

Ed è sempre di questi ultimi giorni l’annuncio della Regione Abruzzo, che sta lavorando a una legge-ponte per tutelare le imprese balneari locali, in attesa di conoscere i nuovi criteri premiali per disciplinare gli equi indennizzi, destinati agli imprenditori che hanno fatto investimenti per attrezzare le spiagge locali.

A ben vedere, in piena stagione estiva, si moltiplicano le fughe in avanti di alcune amministrazioni locali e si ingarbuglia ancora di più l’intera vicenda, sulla quale pesa il ritardo del governo centrale, che da mesi prospetta una soluzione legislativa a livello nazionale che non è ancora arrivata.

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Andrea Lovelock
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