Kappa Viaggi e il suo Marocco: video intervista a Michele Mazzini
Presente in Italia ormai da sei anni, Kappa Viaggi ha superato le 1.500 agenzie partner e ha chiuso il 2023 con una crescita di fatturato del 176% sull’anno precedente. Sembra che i francesi di Ng Travel, che in patria sono il sesto tour operator per giro d’affari, abbiano avuto ragione di andare oltre confine iniziando dal nostro Paese e che abbiano anche fatto bene a presentarsi con un nome italiano.
Nonostante il t.o. privilegi il lungo raggio, il Marocco è la punta di diamante dell’offerta di Kappa Viaggi. Proprio a Marrakech, nel deserto di Agafay, durante la convention di Bluvacanze della quale Kappa era partner, L’Agenzia di Viaggi Magazine ha incontrato Michele Mazzini, direttore generale e direttore dello sviluppo internazionale dell’operatore, per sapere qualcosa di più sugli obiettivi e le strategie che stanno attuando su questa destinazione (QUI LA VIDEO INTERVISTA).
La scelta di presentarsi con un nome italiano può sorprendere visto che siete un Gruppo francese e considerando quanto in Francia ci tengano alla propria supremazia linguistica.
«Siamo arrivati quasi sei anni fa e ci sembrava brutto iniziare una nuova esperienza, una nuova avventura, con un nome francese in un Paese come l’Italia che ha comunque una storicità nel turismo importante».
Siamo in un deserto del Marocco dove c’è una struttura con la quale lavorate. Questa destinazione si sta sviluppando molto, voi quali programmi di sviluppo avete?
«Per noi il Marocco è una delle destinazioni più importanti. C’è stato sempre un legame molto forte con questa meta. Sul fronte francese, a livello di presenze, siamo molto forti e lo stiamo diventando anche in termini di italiane. Cerchiamo di capitalizzare quello che già sappiamo fare in Francia con i valori aggiunti che possiamo portare in Italia. Vogliamo continuare lo sviluppo su questa meta che rimane anche per l’Italia un Paese-chiave. Prosegue la ricerca di terreni per poter costruire hotel, l’attività in loco della nostra dmc e la collaborazione con l’ente del turismo marocchino. Vogliamo aumentare gli eventi organizzati con i network, dalle convention ai fam trip per agenzie, per far conoscere al trade questa bellissima destinazione. Un Paese che non si dimentica una volta tornati a casa».
Quante volte viene in Marocco nell’arco di un anno?
«Minimo 18 volte. È un Paese che ho scoperto tardissimo, nel 2019, e me ne sono innamorato. Mi fa piacere essere quasi un ambasciatore non autorizzato di questa destinazione che ha subito un cambiamento significativo».
Pensa che l’approccio al travel del Paese stia mutando? Anche a livello di target…
«Il Marocco è un Paese oggi alla moda. Tanto per una fascia medio-alta che per i turisti altospendenti, che abbiano o meno un piglio avventuroso. Ovviamente le entrate legate al travel stanno aumentando in modo esponenziale. Per esempio, l’Italia in qualche anno è diventato il quarto Paese per numero di presenze. È un Paese in decisa espansione, quindi questo dato varierà ancora negli anni prossimi. Quello che manca sono delle strutture per ricevere tutti gli ospiti che sicuramente, negli anni a venire, saranno presenti».
Il 2030 è la data dell’appuntamento con i Mondiali di calcio. Come avviene sempre per i grandi eventi, questo sta trascinando altre iniziative?
«Io credo che la gente arrivi in Marocco principalmente per “bellezza” della sua popolazione e del territorio. Però è ovvio che questa grande manifestazione calcistica darà un input ancora più importante».
Il deserto marocchino è particolare perché fatto non di dune, ma di pietra. Che significa fare esperienze nel deserto?
«Ci sono varie possibilità, però l’esperienza nel deserto per me è un’esperienza con se stessi. È un po’ come trovarsi davanti all’infinità del mare. Il deserto è la stessa cosa. Che sia di pietre o di sabbia, è qualcosa che ti mette di fronte a te stesso ed è veramente infinito e indimenticabile. A me piace immergermici quando possibile: mi fa sentire piccolissimo, ma infinitamente importante».