Tasse, il concordato preventivo può farti davvero risparmiare?

Tasse, il concordato preventivo può farti davvero risparmiare?
27 Settembre 07:00 2024 Stampa questo articolo

Anche le agenzie di viaggi e i tour operator possono optare per il concordato preventivo biennale. Soluzione che il governo ha messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate per i contribuenti titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo di minori dimensioni, pertanto tutti coloro che sono tenuti all’applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) o sono in regime forfettario.

Nel caso delle adv e dei t.o., gli interessati sono quelli con ricavi sotto i 5 milioni e 164.569mila euro e che abbiano applicato gli Isa per il periodo di imposta 2023 (l’Iva non è oggetto di concordato).

L’associazione di categoria Fto, con il suo direttore nazionale Gabriele Milani chiarisce che «il contribuente può verificare, a mezzo di apposito software messo a disposizione dall’AdE, i redditi proposti per le annualità 2024 e 2025, solo il 2024 per i forfettari, e se accetta la proposta può esercitare l’opzione in apposito quadro della dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2023 in scadenza il prossimo 31 ottobre, sia ai fini delle imposte dirette che Irap».

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Sulla differenza tra questi importi proposti ed accettati e il reddito dichiarato per l’esercizio 2023 viene applicata un’aliquota ridotta, rispetto alle aliquote ordinarie, che infatti può oscillare dal 10% al 15% in funzione del proprio punteggio Isa o 10% (3% in fase di startup) per il regime forfettario.

Secondo Gabriele Milani «i benefici sono la pianificazione, e in alcuni casi riduzione, della tassazione; inoltre non sono previsti accertamenti ex art.39 del dpr 600/73 salvo decadenza dal Cpb e c’è la premialità Isa anche ai fini dell’Iva».

Ogni impresa deve però fare la propria valutazione, spiega il direttore di Fto, che dipende «dagli importi proposti dall’Agenzia delle Entrate che sono influenzati dal proprio punteggio Isa; dalla previsione di crescita dei redditi nel biennio successivo; dalla presenza di vendite che hanno avuto un impatto positivo significativo sul reddito 2023 e che non si prevede di ripetere negli anni successivi; dalla propensione al rischio di ciascuno, in quanto si sta facendo comunque una previsione sul futuro; dall’eliminazione del rischio di essere compreso nelle liste di controllo “potenziato” da parte dell’amministrazione finanziaria».

Il primo consiglio «è di verificare la proposta di concordato e valutarla con il proprio consulente – aggiunge Milani –  Questa valutazione la può fare solo l’imprenditore, adeguatamente supportato dal proprio professionista, ma non può essere delegata per intero al professionista. Per questo motivo è importante che l’imprenditore abbia una giusta visione dell’andamento aziendale».

Facciamo un esempio: sono una impresa in contabilità ordinaria e nel 2023 ho avuto un reddito dichiarato di 100mila euro. La proposta di reddito dell’agenzia delle Entrate è di 120mila euro nel 2024 e 130mila nel 2025. Se accetto tale proposta mi impegno a pagare le imposte pagate nel 2023 più un’imposta sostitutiva (10-15% in funzione del punteggio Isa) sulla differenza tra il reddito concordato e quello del 2023, quindi su 20mila euro e 30mila euro.

Se dovessi a consuntivo fare di più di quanto proposto, per esempio 160mila euro nel 2024, su questa ulteriore differenza con il reddito concordato (40mila euro) non pago imposte. Se viceversa dovessi avere invece un reddito inferiore a quanto proposto comunque devo pagare le imposte concordate.

«Quindi può essere estremamente vantaggioso in caso di redditi 2024 e 2025 che a consuntivo saranno superiori alla proposta, perché beneficio sia di un’aliquota ridotta che addirittura azzerata per quello che eccede la proposta ricevuta. Comunque vantaggioso se faccio leggermente meno della proposta considerando che applico il 10-15% rispetto al 43% che sarebbe l’aliquota ordinaria per questo scaglione di reddito da applicare sul maggior reddito rispetto al 2023. È invece una perdita da un punto di vista economico se nel 2024 o 2025 avrò un reddito inferiore al 2023. Come detto però la parte economica, anche se la più rilevante, è una delle componenti di cui tener conto nella valutazione complessiva», concluce Gabriele Milani, che ribadisce quanto sia importante per agenzie e tour operator conoscere questa nuova misura fiscale e avere tutte le informazioni per poter fare una prima valutazione.

La proposta deve essere eventualmente accettata entro il 31 ottobre 2023 e, al momento, non sono previste deroghe.

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Giulia Di Camillo
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