Demoskopika, turismo in calo.
La colpa è del caro prezzi

Demoskopika, turismo in calo.<br> La colpa è del caro prezzi
02 Ottobre 13:46 2024 Stampa questo articolo

Flussi turistici in calo nel 2024, complice il caro prezzi. La flessione, già denunciata dalle associazioni di categoria – specie quella legata al turismo italiano – è confermata dalle stime di Demoskopika, diffuse dall’Ansa: previsti 130,3 milioni di arrivi e 445,3 milioni di presenze, con un calo, rispettivamente, del 2,5% e dello 0,4% rispetto alle cifre del 2023, con 133,6 milioni di arrivi e 447,2 milioni di pernottamenti.

A incidere, in particolare, la quota degli italiani rispetto al mercato estero: quasi 63 milioni di connazionali hanno scelto una destinazione entro i confini (-4,5% rispetto al 2023), con poco meno di 208 milioni di pernottamenti (-2,5% in confronto a un anno fa).

Per quanto riguarda l’incoming, che rappresenta una quota del 51,8% del totale, si registrerebbe un calo più contenuto (-0,6%) con circa 67,5 milioni di arrivi, ma con una crescita delle presenze stimate in 237,6 milioni per il 2024, pari all’1,4%.

Sul tema della spesa turistica, i flussi in Italia potrebbero generare una spesa di 127 miliardi di euro, con una variazione in crescita del 3,8% rispetto al 2023, sulla quale la dinamica al rialzo dell’inflazione turistica acquisita, stimata al 4,9% da Demoskopika ad agosto, potrebbe pesare per ben 5,9 miliardi in più sui consumi dei vacanzieri.

«È necessario adottare una programmazione più consapevole e strategica – sottolinea Raffaele Rio, presidente di Demoskopika – per adeguare l’offerta turistica italiana alle trasformazioni in atto nei modelli di consumo e, contestualmente, per contrastare in modo efficace la crescita sostenuta dei prezzi. Il turismo sta vivendo una fase di rapidi cambiamenti, influenzata da nuovi trend, come il turismo sostenibile, le esperienze personalizzate e l’aumento della domanda per mete alternative a quelle più famose, le cosiddette “dupe destinations”, sicuramente più economiche e meno inflazionate rispetto alle mete più blasonate».

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