Lorenzini (PoliMi): «Ecommerce, il travel entra nella fase due»

Lorenzini (PoliMi): «Ecommerce, il travel entra nella fase due»
30 Ottobre 07:00 2024 Stampa questo articolo

In PoliMi veritas. Non è uno slogan, è un’etichetta di affidabilità. La stessa che un tempo veniva applicata a una notizia autentica al 100% perché “lo hanno detto alla radio”. Ecco, “se lo dice” l’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano ha la stessa valenza, riferito a numeri e considerazioni sul settore viaggi. Quando lo facciamo notare a Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio, sorride.

Ma non può essere un caso se “In Dato Veritas” era il titolo del convegno in fiera a Rimini in cui è stata presentata l’edizione 2023-24 del report, l’11esima. E la prossima sarà ancora più ricca, esaustiva, completa, perché il Politecnico di Milano si avvarrà dell’Annuario del Turismo Italiano, storica pubblicazione del Gruppo L’Agenzia di Viaggi. L’Annuario sarà infatti “soggetto patrocinante” dell’Osservatorio e verrà impiegato come “fonte utilizzata per verificare la significatività del campione”, cioè le agenzie di viaggi.

Ma torniamo al report di oggi e alla notizia principale: nel 2024 in Italia le cifre totalizzate dall’ecommerce per turismo e viaggi ammontano a oltre 18 miliardi di euro nei trasporti e più di 20 nell’ospitalità. Il turismo, insomma, continua a crescere, ma a tassi più contenuti se confrontati con quelli del post Covid.

Dottoressa Lorenzini, ecommerce in ascesa, ma lei parla di crescita “diversa”: perché?
«L’ecommerce rappresenta il 56% del valore totale di mercato dell’ospitalità e il 70% in quello dei trasporti. Ora, partendo dal presupposto che la pandemia ha dato vita a uno scenario completamente differente dal solito, quest’anno ci immaginavamo dei trend “di ritorno” rispetto a quelli pre Covid. Invece abbiamo avuto evidenze diverse, perché quel tasso di crescita, soprattutto nell’ambito ospitalità, del 4% sul mercato totale coincide esattamente con quello dell’ecommerce: si tratta di un fatto senza precedenti.

Da quando lavoriamo all’Osservatorio, cioè dal 2015, abbiamo sempre assistito a crescite dell’ecommerce a doppia cifra, poi c’è stato il saliscendi del Covid, ma mai era lievitato più del mercato. Ecco perché questa novità ci fa dire che siamo entrati in una fase “diversa”».

Lei è una donna di “logica e numeri”: nulla avviene per caso, tutto ha una spiegazione.
«Certo. Ci sono dei “driver” dietro a questa impennata. Innanzitutto l’aumento dei prezzi, che ovviamente sul transato ci fa vedere un dato positivo, ma le presenze – anche se non abbiamo ancora cifre ufficiali – saranno negative, almeno in base ai nostri calcoli. A salvarci è stato l’inco- ming, soprattutto il ritorno degli statunitensi ha dato un boost. Se invece guardiamo al turismo domestico, dobbiamo segnalare un calo. Dal punto di vista della composizione dell’ospitalità c’è stata una penalizzazione dell’alberghiero a favore dell’extralberghiero. Probabilmente, anche in questo caso, ha inciso il fattore prezzi, perché comunque l’ospitalità extralberghiera richiede budget inferiori rispetto al soggiorno in hotel. Un altro dato interessante è l’incremento del numero degli italiani che fa una sola vacanza durante l’anno, a differenza di quanto avveniva in passato, quando ci si poteva permettere più ferie. Sul mercato domestico, quindi, dobbiamo stare attenti a come gestire la leva prezzi».

Il mercato domestico, dunque, conta molto sugli stranieri, anche perché c’è di fatto una forbice rilevante tra la loro e la nostra disponibilità economica.
«La differenza la fanno i redditi, non c’è dubbio: il potere d’acquisto di uno statunitense è quasi il doppio rispetto a quello di un italiano. Tanto è vero che i cittadini Usa soggiornano negli alberghi più di quanto possiamo fare noi».

Un divario, se possibile, ulteriormente dilatato dalla loro capacità (e abitudine) di sfruttare l’Intelligenza Artificiale per le prenotazioni.
«Sì, è così. Su tutti i servizi gli americani si confermano più digitali, lo vediamo soprattutto sulle “esperienze”. Nonostante sia un mercato ancora molto frammentato e più difficile da digitalizzare, gli americani hanno una frequentazione dell’ecommerce, anche in questo campo, molto superiore rispetto a quello che si vede in Italia, ma, in generale, anche in confronto agli altri Paesi europei».

“Buy Now Pay Later”: un mantra che stiamo imparando a recitare a memoria e oggi un fattore quasi imprescindibile per prenotare una vacanza.
«Ci ha stupito un dato: il 18% degli intervistati ha dichiarato che non acquista un pacchetto se l’operatore non offre la rateizzazione e Buy Now Pay Later: è una delle modalità più diffuse che va molto incontro al consumatore, perché il costo è tutto a carico dell’operatore. Quindi è impressio- nante che quasi un cliente su cinque in Italia – ma le percentuali salgono se si va negli Stati Uniti, dove la cultura della rateizzazione è nata – ormai attui questa procedura. Si tratta di un cambio importante di paradigma nella scelta del servizio di viaggio».

Le chiedo di indossare i panni dell’aruspice: partendo da questi numeri, cosa si aspetta di trovare nel prossimo report?
«Una stabilizzazione della crescita. Ci saranno comunque dei tassi inferiori e più legati a quello che è l’andamento generale dell’economia in Italia, con possibili sorprese. Abbiamo visto infatti che laddove si riescono a intercettare interessi particolari, per esempio da parte delle destinazioni, si potrebbe fare il cambio di paradigma in Italia. Mi spiego: si è fatto un gran parlare di overtourism in questi anni, eppure è un fenomeno che interessa pochi, perché sono molti di più quelli che vorrebbero i turisti nel loro territorio. Il problema, semmai, è organizzarsi per portarceli. Per questo un lavoro piuttosto imponente che stiamo facendo è quello di lavorare con le destinazioni perché si organizzino per offrire dei servizi utili e attrarre i turisti sul territorio. Ovviamente, però, il grande tema negli anni a venire sarà quello dell’Intelligenza Artificiale, che cambierà il modo di cercare le mete e prenotare i viaggi. Un cambiamento radicale per il mondo del travel, così come d’altronde era successo con l’avvento di Internet».

Gli stranieri però forse si muovono di più perché sono più flessibili, almeno a livello di ferie. Noi siamo ancora ancorati a vecchi schemi legati alle partenzie di massa nei mesi di luglio e agosto.
«Sono anni ormai che si parla, da parte degli operatori del turismo, e non solo, della necessità di rivedere i calendari scolastici e i ritmi delle vacanze, ma purtroppo non si scorgono ancora grandissime novità all’orizzonte. Anzi, questa concentrazione nei mesi tradizionalmente più “caldi” – dopo un breve periodo in cui le ferie erano state spalmate in più momenti dell’anno – è ripresa con forza, in gran parte per motivi economici. Per questo non vedo cambiamenti nell’immediato: si tratta di un retaggio che dipende da un sistema “istituzionale” che difficilmente potrà cambiare rotta».

L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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