Così cambia il turismo: il Wtm Global Travel Report

Così cambia il turismo: il Wtm Global Travel Report
06 Novembre 12:24 2024 Stampa questo articolo

LONDRA – Mentre Donald Trump si riprende gli Stati Uniti, sul fronte geografico opposto l’Arabia Saudita – e l’Oriente in generale – va a prendersi il mondo. È novembre 2024 e siamo al World Travel Market, a Londra. Il marchio “Saudi” è impresso pressoché ovunque, il principe ereditario Mohammed bin Salman mostra i muscoli con la sua Vision 2030, le entrate turistiche crescono a tre cifre (+225% lo scorso anno), persino la città del futuro Neom ha un suo stand. Il sogno americano cede il passo a quello saudita, come in un distopico gioco di specchi.

Attualità a parte, il Wtm segna – come sua consuetudine – lo spartiacque tra ciò che è stato e ciò che sarà. Lo fa attraverso il Global Travel Report, un corposo fascicolo da studiare pagina per pagina che inanella i trend del cambiamento.

Senza velleità di assolutezza, estraiamo qui i punti cruciali messi nero su bianco dagli analisti di Tourism Economics, branca dell’autorevole Oxford Economics.

Trend numero uno: il climate change influenza definitivamente le scelte turistiche. Un viaggiatore su tre – per l’esattezza il 29% – negli ultimi dodici mesi ha cambiato destinazione a causa di fenomeni meteorologici estremi, come l’inondazione subita da Valencia nelle scorse settimane e i recenti uragani ai Caraibi. A evitare mete potenzialmente a rischio soprattutto la Gen Z, ovvero i giovani tra i 18 e i 34 anni: nel loro caso è il 43% dei viaggiatori (quasi la metà del campione, dunque) ad aver riconsiderato la destinazione a causa del meteo. Su tutto una certezza: “Gli eventi estremi – come incendi, uragani, temperature insopportabili – diventeranno sempre più frequenti e diffusi per il progressivo surriscaldamento globale”, ribadiscono i ricercatori Uk.

Strettamente connesso l’imperativo della sostenibilità nel travel, tema su cui c’è ancora molto da fare. Il report mostra infatti che solo una leggera maggioranza (53%) dei viaggiatori cercare di ridurre al minimo le emissioni di carbonio quando viaggia. Eppure, ben due turisti su tre (65%) riconoscono che i viaggi hanno un impatto negativo sull’ambiente. Come migliorare su questo fronte? Sensibilizzando operatori e agenzie “a compiere a monte scelte sostenibili, influenzando così il consumatore finale”, suggerisce Oxford Economics. A questo proposito il colosso Booking ha dimostrato che il 74% dei viaggiatori chiede più opzioni sostenibili e il 65% si “sentirebbe meglio”soggiornando in alloggi certificati. Ma c’è uno spettro che tuttora aleggia nel settore: il green washing, per cui talune aziende ostentano best practice di dubbia validità che rendono dubbioso il 75% dei viaggiatori.

Terzo trend cruciale: l’avanzata mondiale della classe media, che si traduce in un’impetuosa crescita della domanda di nuove esperienze di viaggio.

Secondo il Wtm Global Travel Report, aumentano i clienti “intrepidi” alla ricerca di attività persino rischiose. “La popolarità dei viaggi ne alimenta la creatività. Sia che si tratti di fare un’escursione su un vulcano in Nicaragua o immergersi in una vasca con gli squali in Sudafrica, i consumatori hanno a disposizione una gamma sempre più ampia di attività nuove e uniche”. E vai quindi di paracadutismo, alpinismo e rafting, “destinati a guadagnare terreno tra un pubblico tipicamente più ricco, più aperto all’avventura e disposto a correre rischi maggiori”. Si tratta dei cosiddetti “viaggi di frontiera”, dall’impronta davvero hard, a cui si affiancano le sempreverdi esperienze adrenaliniche soft, come l’escursionismo, il ciclismo e l’osservazione della fauna selvatica.

Guardando ai numeri, il 29% dei viaggiatori ha dichiarato un maggiore interesse per i viaggi d’avventura; il 34% per il turismo rurale; il 57% si è detto più desideroso di scoprire nuove destinazioni rispetto a cinque anni fa.

Un trend che, secondo i ricercatori, ha favorito l’exploit della stessa Arabia Saudita e di Paesi come l’Albania e consentirà di crescere a mente come l’Armenia, la Serbia, l’Africa dei safari e – questo lo diciamo noi – l’inconsueto Iraq, quest’anno presente al Wtm con un suo stand.

Altro imprescindibile trend: la cosiddetta “economia dell’esperienza“, per cui i viaggiatori danno priorità ai ricordi rispetto ai beni fisici. Una fame di emozioni che attanaglia soprattutto la Gen Z e i Millennial e ha, per gli addetti ai lavori, un potenziale di business pressoché infinito.

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L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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