Shopping tourism, spesa al -16%. Ma la ripresa s’intravede
Lo shopping tourism nel mondo ha accusato il duro colpo della pandemia, e il segmento dal 2019 al 2023 è passato da 86 a 72 miliardi di dollari, perdendo quindi 14 miliardi di dollari, pari a circa 13,2 miliardi di euro. È quanto rilevato dalla società di consulenza Kearney per la Tax Free World Association su dati Iata e Generation Research e riportato dal Sole 24 Ore.
Il calo del -16% si è registrato nella spesa media per passeggero e nei dettagli dell’analisi per categorie merceologiche, spicca il crollo delle vendite del -31% tra profumi e prodotti beauty, seppur rimanendo la “voce” preferita dai big spender negli aeroporti. A seguire vini e alcolici, calati del 14%, mentre ad aver mostrato una maggiore tenuta nelle vendite, figurano capi di abbigliamento e accessori vari.
Tra le maggiori cause di questa flessione, sempre secondo il monitoraggio Kearney, spiccano i prezzi troppo alti che rappresentano un forte deterrente nel 36% dei casi e sono soprattutto i giovani acquirenti a prestare maggior attenzione, anche perché con la “rivoluzione” di internet e degli acquisti online gli under 40 preferiscono tenersi alla larga da avventati acquisti nelle aree commerciali degli aeroporti.
Ma quest’anno si è finalmente registrata una netta inversione di tendenza e sia per il travel retail tradizionale legato al tax free che per lo shopping di alta gamma si è riscontrato un deciso incremento di acquisti al punto che secondo l’osservatorio Atri, l’Associazione travel retail Italia, il trend di crescita di questo segmento porterà il valore complessivo nel mondo del travel retail a quota 117 miliardi di dollari, pari a circa 111 miliardi di euro. E in particolare in Italia, dopo l’abbassamento della soglia del tax free shopping introdotto lo scorso febbraio, i trend di crescita potrebbero portare benefici alla nostra bilancia turistica ancora più consistenti rispetto al recente passato.