Scoprire destinazioni: le regole d’oro degli operatori
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Come si sceglie oggi una “nuova” destinazione e soprattutto come si fa a decretarne il successo? Non esiste una formula magica – anche se gli operatori sarebbero certamente ben lieti di scoprirla – ma esistono, e resistono, una serie di regole d’oro, insieme tuttavia a fattori inediti e un mantra: deve essere semplice arrivarci.
Se ne è parlato a Bit 2025, il tema è stato al centro del convegno “Lo scouting di nuove destinazioni”.
PAESAGGIO, CAPACITÀ RICETTIVA, STRUTTURE
Se modalità e parametri per “costruire” una nuova destinazione di successo rimangono invariati, ciò che è cambiato è il cliente. Il che in sostanza vuol dire che è cambiato tutto: «Ha preso coscienza della sua identità. Servizi un tempo plus oggi sono diventati essenziali e determinanti, come il wifi, il focus per i bambini, l’angolo detox in ristorante, i campi da padel, il menù senza glutine – racconta Matteo Bolognesi, Caribbean & South America destination manager, Mainstream Alpitour – Senza dimenticare che il turista oggi è più evoluto e informato anche su temi come sostenibilità oppure over tourism».
Sembrerebbe poi scontato ribadire che spesso e volentieri è l’accessibilità a rappresentare l’ago della bilancia, e se poi è integrata col tour operating ancor meglio, come accade in casa Alpitour World con Neos.
Luca Campanati, business development manager della compagnia, racconta la case history Kazakhistan: «Eravamo stati contattati dalla Camera di commercio. Partiti con un volo a settimana a vocazione business, è poi arrivato un operatore kazako che voleva venire in Italia, e dal canto suo Alpitour ha iniziato a creare itinerari di viaggio, ecco un esempio di integrazione verticale».
CROCIERE: VISIONI E PROVOCAZIONI
Cambia anche l’approccio laddove il viaggio è esso stesso “la” destinazione, in crociera: «Sea and Land è il nostro nuovo modo di comunicare, in base al quale abbiamo sia rivisto il portfolio delle escursioni a terra canoniche, sia investito sulle cosiddette Sea destination: in punti specifici della navigazione offriamo esperienze a tema a bordo, come la colazione caprese di fronte ai faraglioni o il sunset party al largo di Formentera e così via», ha spiegato Luigi Stefanelli, vice president Worldwide Sales, Costa Crociere.
A togliersi qualche sassolino dalle scarpe per conto del mondo della navigazione ci pensa Leonardo Massa, vice president Southern Europe Divisione Crociere, Gruppo Msc: «Il successo si determina laddove ci sia una visione a 360 gradi da parte della destinazione. Il che vuol dire la presenza di un porto capace di accogliere le navi di oggi, ma anche i collegamenti via terra, treno, aereo, come avviene a Barcellona che è il primo porto crocieristico nel Mediterraneo grazie al suo sistema infrastrutturale».
«Ma non solo – aggiunge – serve la capacità di ricevere, hotel sì ma soprattutto saper accogliere i crocieristi, partendo a esempio dagli orari di musei e negozi». Non manca la frecciatina overtourism: «In maniera semplicistica si additano le navi come responsabili degli spostamenti di grandi numeri, quando in realtà sono la forma di turismo più organizzata: noi sappiamo almeno un anno e mezzo prima quanti e quali turisti arriveranno in un posto. Questo aiuta la pianificazione locale. Il problema arriva se non c’è un buon management a destinazione».
Certo, non basta più l’intuito e quel pizzico di spirito avventuriero che animava i pionieri del settore negli anni 80, da Bruno Colombo a Franco Rosso, rievocati da Beppe Pellegrino, responsabile Going Resort: «Quando alle Maldive si arrivava dopo oltre trenta ore di viaggio e si costruiva dove si poteva sapere di avere acqua, luce e scorte alimentari. Però quello che stiamo cercando di fare oggi in Going è tornare un po’ indietro: proponiamo la vacanza per viaggiatori nei nostri resort».
Si cerca, si investe, si riesce, poi possono intervenire fattori imponderabili e allora un cavallo vincente può rivelarsi una delusione. «La destinazione che oggi guardiamo con maggior rammarico è Cuba – ammette Bolognesi in casa Alpitour – che per serie di fattori contingenti è al margine del nostro mercato, pur offrendo grande mare, patrimonio storico e culturale e popolazione che le donano un potenziale turistico enorme, ma oggi non è più capace di generare i volumi che meriterebbe. Siamo invece orgogliosi dell’Africa orientale con una crescita costante e solida».
Oppure ci sono rotte che nascono da esigenze molto lontane dal turismo: «Il volo Neos per New York è nato in pandemia, quando i marchi del made in Italy avevano la necessità di far arrivare i loro prodotti sugli scaffali di Manhattan – ricorda Campanati – Partiva un Dreamliner a settimana solo cargo. Poi le restrizioni sono state rimosse e sono arrivati i passeggeri, che oggi trasportiamo da Milano, Palermo e a breve anche da Bari».
LA CHIAMATA AL MEDITERRANEO
La meta è un complesso di desideri e motivazioni, ma non può esistere la scelta di una location senza i partner che possano portarvi. Lo ribadisce anche il mondo dell’hotellerie attraverso le parole di Sofia Gioia Vedani, ceo Planetaria Hotels. «La facilità di collegamento è fondamentale e lo sarà anche in un eventuale futuro sviluppo per valutare gestioni leisure anche fuori delle città d’arte. Abbiamo un Mediterraneo italiano tutto da sviluppare, e non parlo solo della Sicilia o Sardegna più conosciute. Anche in isole e località minori c’è un patrimonio di bellezza e strutture in vendita che non si possono utilizzare perché i collegamenti sono pochi o comunque costosi o non regolari. Ecco perché invito i nostri vettori e operatori italiani a investite in queste destinazioni».