Scacchiere Valtur: il futuro dei villaggi
Spezzatino sì, spezzatino no. Il vecchio ritornello – più volte ripetuto per Alitalia – adesso riguarda Valtur. Dopo la richiesta di concordato preventivo liquidatorio, e le conseguenti lettere di licenziamento per i dipendenti, si è aperta la partita per conquistare in fretta il prodotto mare del t.o. Al momento l’unico affare fatto è quello di Alpitour (VOIhotels) per il Tanka, in Sardegna. E mentre il Mise frena sulle cessioni dei singoli villaggi, i big restano alla finestra.
Al ministero dello Sviluppo economico, infatti, la soluzione spezzatino per Valtur non piace. L’ultimo incontro al Mise con i rappresentanti dell’azienda e delle parti sindacali per verificare lo stato di avanzamento del concordato preventivo liquidatorio chiesto da Investindustrial di Andrea Bonomi, non è stato di certo l’ultimo, né quello decisivo.
Ma qualche punto fermo l’ha messo. «L’indicazione del ministero è di procedere a una soluzione complessiva, tenuto conto che sono almeno 6 le proposte di acquisto da Gruppi italiani e stranieri. Senza contare che lo stesso presidente di Valtur, Andrea Foschi, ha detto di avere ricevuto altre manifestazioni di interesse», racconta Luca De Zolt di Filcams Cgil.
Insomma, se ormai qualsiasi piano di ristrutturazione per il t.o. di Bonomi è un lontano ricordo, quella che appare certa è la volontà di stringere i tempi per il passaggio di mano dei villaggi ancora disponibili sul mercato. Soprattutto dopo l’annuncio di Cassa Depositi e Prestiti di avere raggiunto un accordo con Valtur per il rientro in portafoglio delle tre strutture di proprietà (Marina di Ostuni, Marilleva e Pila), che Cdp aveva acquistato a novembre da Valtur. E sempre a proposito di questi villaggi, la società controllata dal Mef ha già aperto un’asta per trovare un nuovo gestore. Una procedura particolarmente urgente per la struttura pugliese, per la cui gestione ci sarebbe in gara anche Nicolaus («la partita sarebbe complicata dal fatto che gli interventi di ristrutturazione previsti non sono stati effettuati», dice però il sindacato).
In ogni caso, l’estate è vicina, e «una soluzione si deve trovare al più presto, se si vuole far partire la stagione e non far rimanere chiusi i villaggi», sottolinea Giorgio Palmucci, executive vp di Th Resorts, confermando l’interesse dell’operatore per «i villaggi sia estivi che invernali».
In tutto, si tratterebbe di una dozzina di strutture, se si tolgono dal computo complessivo i due di proprietà della vecchia Valtur della famiglia Patti – Capo Rizzuto e Favignana – oggetto dell’asta fallimentare dello scorso 13 marzo, e quelli già ritornati nelle mani delle rispettive proprietà: i tre di Cdp di cui si diceva, il Garden Toscana (gestito da un operatore locale in partnership con la proprietà) e il Novi Spa & Resort in Croazia.
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