I numeri dell’estate: boom di stranieri in Italia
Ottimismo di stagione. Inizia l’estate e arrivano puntuali le previsioni sul turismo da giugno a settembre. In quattro mesi, negli alberghi italiani e negli esercizi ricettivi complementari si registreranno oltre 260 milioni di pernottamenti, più del 60% del totale annuo. Lo dice Federalberghi, che ribadisce con il suo presidente Bernabò Bocca «una sensazione di ottimismo per una stagione che si preannuncia positiva e che, se il barometro non farà scherzi, potrebbe dare buone soddisfazioni».
Significativo l’apporto dei turisti stranieri, che contribuiscono con circa il 51,3% degli arrivi e fanno segnare un incremento delle presenze di quasi il 40% rispetto all’estate di dieci anni fa. La top five dei clienti affezionati degli albergatori vede ancora una volta in cima alla classifica la Germania (con 6,5 milioni di arrivi durante l’estate), seguita da Stati Uniti e Francia (2,3 mln), Regno Unito (1,9) e Paesi Bassi (1,5).
Anche i numeri di Assoturismo Confesercenti hanno un convinto segno più e si parla di nuovo record per l’estate 2018, dopo quello dello scorso anno: si attendono infatti 218,9 milioni di presenze, cioè circa 4,5 milioni in più rispetto al 2017. Diversamente dalle stime di Federalberghi, per il Centro studi turistici (Cst) della confederazione tornerà a essere maggioritaria la domanda italiana (53,3%) con 116,7 milioni di presenze stimate. Gli arrivi dei turisti nelle strutture ricettive ufficiali dovrebbero attestarsi a 50,3 milioni, un milione in più rispetto allo scorso anno. Resta comunque positivo l’incoming per tutto il periodo estivo: si stima un aumento della domanda tedesca, austriaca, svizzera, britannica, olandese e francese. Tra i mercati extraeuropei il trend migliore è indicato per le provenienze dagli Stati Uniti, Cina e Paesi dell’Est.
Saranno mare, città d’arte e borghi a trainare il mercato. «L’indagine previsionale – afferma il presidente di Assoturismo Vittorio Messina – conferma lo stato di grazia di cui continua a godere il turismo in un Paese che sembra aumentare il suo appeal nei confronti del popolo dei vacanzieri. Si profila un altro anno positivo grazie a un piano strategico efficace portato avanti dal Governo negli ultimi anni e a un sistema di accoglienza che diventa più evoluto e che sulla digitalizzazione dei servizi. Inoltre, lo stretto legame tra cibo, arte, mare e paesaggio continua a rappresentare il cuore della strategia di promozione turistica nel mondo». Il trend, secondo Cst, dovrebbe essere uniformemente distribuito tra le diverse tipologie di imprese ricettive (+2,1% l’alberghiero e +2% l’extralberghiero). Nel primo comparto è atteso un +1,4% di italiani e un +3% di stranieri; nel secondo le stime indicano +1,9% di italiani e +2,2% di stranieri. Ancora una volta le aspettative migliori sono state segnalate dalle imprese ricettive che operano nelle città d’arte/centri minori: +3,2% con un forte incremento della domanda estera (+3,8%) e un discreto dinamismo del mercato italiano (+2,2%). A trainare il mercato sarà anche l’offerta balneare del nostro Paese con incrementi stimati del +2,2%;
L’estate 2018 potrebbe rappresentare anche un momento di verifica del “posizionamento” delle coste italiane, visto che alcune destinazioni del Mediterraneo (Grecia, Turchia, Egitto, Tunisia, Marocco) hanno ripreso ad attrarre nuovi flussi dopo che negli ultimi anni si erano lentamente svuotate di turisti che avevano preferito trasferirsi in zone ritenute più sicure.
Infine, tema sempre caldo del turismo estivo è la questione dei contratti a termine. Secondo Federalberghi d’estate le imprese italiane del turismo danno lavoro a più di un milione e 200mila lavoratori dipendenti, 500mila dei quali occupati con contratto di lavoro a tempo determinato. Bernabò Bocca evidenzia che «i contratti a termine sono indispensabili per far fronte all’elasticità della domanda che contraddistingue il mercato delle vacanze» e ricorda «la necessità di trattare la materia con cautela, evitando che ipotesi affrettate di riforma della legge mettano in condizioni di incertezza mezzo milione di lavoratori col rischio di compromettere il delicato equilibrio su cui si fonda l’organizzazione del lavoro nel settore».