«Valtur pronta a rinascere»: l’impresa dei fratelli Nicolaus

04 Luglio 13:05 2018 Stampa questo articolo

«Siamo qui per farvi un annuncio. Nicolaus si è fatta un regalo. Abbiamo comprato il marchio Valtur». Con queste parole, i fratelli Pagliara hanno comunicato, martedì mattina, il grande passo ai circa cento dipendenti della sede di Ostuni, in Puglia. Perché è lì – e lì resterà – il quartier generale del nuovo colosso della villaggistica italiana. Un’azienda che sull’altare di questa imponente acquisizione porta in dote, insieme all’offerta di circa 4 milioni di euro, una grande carica umana. Fattore imprescindibile per una rinascita sana di Valtur.
Raggiungiamo al telefono Giuseppe Pagliara, al timone dell’azienda insieme a Roberto. È la prima intervista della nuova era. Squilla il telefono e chiediamo del “signor Valtur”. E invece a rispondere è mister Nicolaus, perché non è affatto detto che da sposati si cambi cognome. Così come non mutano le abitudini.

Com’è stato il suo risveglio da nuovo proprietario Valtur?
«Da manager settentrionale. Sveglia alle sette del mattino, lettura dei giornali. Poi ho portato la colazione a mia moglie e ho fatto un tuffo in mare, qui a Rosa Marina. Gira e rigira, resto un uomo del sud».

Mentre in città si tribola sulle vicende che la riguardano, lei va al mare.
«Stamattina sì, ma ieri ero in sede. Intorno alle 11 abbiamo dato l’annuncio alle prime linee. Subito dopo a tutti gli altri. La notizia è stata accolta con un’ovazione. Abbiamo anche fatto un video, ma finora non lo abbiamo diffuso per conservare un profilo sobrio».

Nessuna paura di aver fatto un investimento troppo oneroso?
«Assolutamente no. Nel management e tra i dipendenti c’è serenità ed eccitazione. L’operazione sarà inserita in pianificazione finanziaria da settembre in poi. A dispetto delle apparenze, il costo aziendale è leggero: per adesso abbiamo versato il 10%, poi tra una ventina di giorni ci sarà il closing e la spesa sarà ammortizzata in 18 anni. È stata un’acquisizione veloce e fortemente desiderata, ma è stata studiata e pianificata nei minimi dettagli. In poche parole, è un acceleratore del nostro piano industriale».

Quando tornerà il marchio Valtur sul mercato?
«Siamo al lavoro per riposizionarlo nel 2019. Dei 30 villaggi del paniere Nicolaus, di cui sei all’estero, alcuni sono stati già selezionati perché rispondono ai requisiti Valtur. I due brand convivranno, saranno simili ma non uguali, entrambi di qualità medio-alta con un forte accento sulle famiglie e con il plus dell’assistenza tipica di Nicolaus. La defizione precisa del target verrà in futuro, ma di certo eviteremo il prodotto di massa».

Pensate già a nuovi villaggi?
«Stiamo valutando alcune strutture, anche all’estero, tra quelle ex Valtur».

Sul fronte commerciale come vi muoverete?
«C’è una rivoluzione in vista che sarà svelata a ottobre prossimo. Stiamo ripensando la figura dei promoter, che assumerà un nuovo profilo. Seguiamo la strada della digitalizzazione con partner di altissimo livello, tra cui Deloitte Digital. A stagione finita, avremo tempo e modo di presentare il progetto».

Venderete anche all’estero?
«Sì, ma in modo oculato, come abbiamo fatto finora. I mercati stranieri valgono per noi il 10%».

Adesso che siete cresciuti, pensate all’integrazione di un network?
«No, non cambiamo idea. Continuiamo a smarcarci da questa ipotesi, ognuno deve fare il proprio mestiere. Noi pensiamo a garantire un buon prodotto al cliente finale. È questa la nostra leva per entrare in agenzia».

C’è uno spiraglio per gli ex dipendenti Valtur?
«Siamo un’azienda in espansione e non è escluso che valuteremo l’ingresso delle migliori risorse della passata gestione. Però la nostra sede è a Ostuni e non è prioritaria, al momento, l’apertura di un ufficio operativo altrove».

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L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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