Fuel in calo, gli effetti sui vettori Usa
Sono destinati a migliorare i conti di fine anno (e quelli del 2019) per la compagnie aeree statunitensi. Il merito è del calo registrato dal prezzo del petrolio nelle ultime settimane, che permetterà ai vettori Usa di chiudere il quarto trimestre dell’anno con una riduzione significativa dei propri costi operativi.
Dopo che la settimana scorsa il costo di un barile è sceso sotto i 50 dollari (circa un terzo in meno rispetto al picco di 76,40 dollari dell’inizio di ottobre), infatti, Delta è stata la più veloce a rivedere le proprie stime, dichiarando che i propri risultati finanziari segneranno un deciso miglioramento (+7,5%) nel quarto trimestre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La stessa cosa, anche se mancano dichiarazioni ufficiali a proposito, dovrebbe accadere anche per altri vettori come Southwest e Alaska Airlines.
Più in generale, però, il trend dovrebbe estendersi anche al resto del mondo. A dirlo sono gli ultimi forecast di Iata, secondo cui nel 2019 i profitti delle compagnie aeree a livello globale toccheranno quota 35,5 miliardi di dollari, contro i 32,2 miliardi di quest’anno.
«Ci aspettiamo che, nonostante i costi operativi sempre più alti, il calo del prezzo del petrolio possa rendere conveniente almeno per un altro anno investire nel trasporto aereo», ha detto il segretario generale della Iata Alexandre de Juniac.
Secondo l’associazione che raggruppa le più importanti compagnie aeree del mondo, nel corso del 2019 un barile di petrolio costerà, in media, 81,30 dollari, contro gli 87,60 del 2018. A beneficare di più di questo calo saranno in particolare i vettori statunitensi, grazie ai più bassi costi di hedging sosvetttenuti in Nord America rispetto ad altre regioni del mondo.