Alitalia, Fs attende Atlantia e chiede un’altra proroga
Penultimo capitolo nella vicenda Alitalia. Sembra sempre più probabile, infatti, una proroga di almeno 15 giorni sulla scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante relativa alla compagnia, in quanto il consiglio di amministrazione di Fs ha preso in esame proprio in queste ore il tema dello slittamento della presentazione del piano industriale da sottoporre ai commissari straordinari.
Il passaggio del piano industriale da condividere con commissari e Mise è un passaggio obbligato che presenta esiti scontati in quanto proprio il governo sta cercando di prendere tempo per recuperare il dialogo col Gruppo Atlantia, l’unico socio industriale rimasto sul tavolo (dopo il congelamento dell‘ipotesi Toto) e in grado di acquisire quel restante 40% che risulta ancora senza pretendenti.
Da ricordare che allo stato attuale, nonostante le difficoltà a realizzare il 100% di fabbisogno del nuovo capitale, si sono create le condizioni per arrivare alla definizione del progetto, con un quadro dell’azionariato per la newco che vede capofila con il 30% il Gruppo Fs, partner subito individuato per rilanciare il progetto dell’intermodalità nazionale ed al quale spetterebbe l’ultima parola per il piano industriale; Delta Air Lines partner disposto ad acquisire il 15%; e il Mef con una quota anch’esso del 15% attraverso la conversione degli interessi del prestito ponte.
Comunque la proroga sarebbe di poche settimane perché, sempre secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, si vorrebbe chiudere il dossier Alitalia prima delle elezioni europee. Ma il corteggiamento del Gruppo Atlantia è reso difficoltoso dalle note vicende legate alle concessioni autostradali – a seguito della tragedia del ponte di Genova dello scorso agosto – che hanno inasprito i rapporti tra l’esecutivo e la società. I più maliziosi sostengono che il governo Lega-5Stelle potrebbe far leva proprio sul rinnovo delle concessioni, di grande interesse economico per il Gruppo Atlantia, per sbloccare un ufficiale interessamento dello stesso su Alitalia.
Contabilmente, secondo quanto risulta ai media economici, la compagnia aerea ad oggi avrebbe in cassa circa 500 milioni di euro, poco più della metà del prestito-ponte di 900 milioni da restituire. Così come altra cosa certa è il malessere diffuso tra i sindacati pronti a indire diverse giornate di sciopero per pressare l’esecutivo ad intraprendere definitivamente una strategia plausibile per la ex compagnia di bandiera.
Proprio poche ore fa il vicepremier, Luigi Di Maio, da Varsavia ha dichiarato che «manca da assegnare l’ultima fetta della torta a un altro operatore». E se oggi «si paleserà qualcuno capiremo cosa fare nei prossimi mesi, altrimenti – ha assicurato Di Maio – le soluzioni ci sono e andremo comunque avanti. Spero di essere l’ultimo ministro a occuparmi di Alitalia. Prima di me, negli ultimi dieci anni i miei predecessori hanno affrontato la questione ponendosi sulla difensiva, noi invece lo facciamo in attacco». Quello che è certo, per Di Maio, è che il governo «è riuscito nel suo intento: la presenza massiccia dello Stato nella newco che permetterà di rilanciare Alitalia».