Incidente Aeroflot, tutti i dubbi degli investigatori
A quasi una settimana dal disastro aereo in cui hanno perso la vita 41 persone, non si spengono le polemiche sulle possibili cause dell’atterraggio di emergenza effettuato dal Sukhoi Superjet-100 di Aeroflot, sulla pista dell’aeroporto Sheremetyevo di Mosca.
In attesa di conoscere le informazioni che usciranno dalla lettura della scatola nera, a tenere banco sui principali media russi è la tesi dell’errore umano, come dimostrerebbe l’audio di una conversazione avvenuta tra il pilota e la torre di controllo trasmesso dal canale Ren TV.
Tra gli sbagli compiuti da chi conduceva l’aeromobile, ci sarebbe stato quello di dirigersi nel suo viaggio verso Murmansk all’interno di una vera e propria tempesta, e di essere poi atterrato a forte velocità con i serbatoi ancora troppo pieni di carburante. Senza contare il fatto che, una volta arrivato al suolo, con l’aereo già in fiamme il pilota avrebbe aperto un finestrino della sua postazione (dando così nuovo vigore all’incendio), senza riuscire a spegnere i motori subito dopo l’atterraggio.
Secondo l’Associated Press, sotto accusa sarebbe invece il sistema di sicurezza aereo della Federazione Russa (in cui rientra quello dello scalo moscovita), considerato addirittura “il peggiore al mondo”. La prova verrebbe da alcuni report, tra cui uno del 2018 redatto da Iata, che evidenzia come all’interno dei Paesi dell’ex Urss il tasso di incidenti legati all’aviazione civile è di 1.19 su un milione di voli, contro lo 0.76 di America Latina e Caraibi, e lo 0.32 di Asia e Pacifico.
A finire sul banco degli imputati ci potrebbe però essere anche il modello di aeromobile coinvolto nell’incidente. Anche se la sua ideazione risale al 2011, con buona parte dei componenti e dell’hardware prodotti in Paesi occidentali e poi assemblati in Russia, il progetto si è sempre avvalso di una massiccia dose di investimenti di Stato, utili a contrastare lo strapotere di Airbus e Boeing sul mercato mondiale dei velivoli commerciali.
Risultato: dal 2011 gli esemplari prodotti sono stati solo 138 (la maggior parte acquistati da Aeroflot), mentre una produzione profittevole avrebbe dovuto raggiungere le 60 unità per anno.
Intanto, mentre il vettore russo ha provveduto dopo l’incidente ad annullare una ventina di voli serviti dal Sukhoi Superjet 100, sono iniziati i pagamenti dei risarcimenti che la compagnia ha promesso sia ai passeggeri sopravvissuti del volo finito in tragedia sia ai familiari delle vittime.