Alitalia, tutto da rifare:
ipotesi rinvio e nuovo prestito
Non conosce la parola fine la vicenda che riguarda il salvataggio di Alitalia. Dopo che, da più parti, il 15 ottobre era stata data come la deadline ultima e definitiva entro la quale i soci del consorzio comprendente Fs, Mef, Delta Air Lines e Atlantia avrebbe dovuto mettere nero su bianco il piano industriale per procedere al rilancio dell’ex vettore di bandiera, adesso le ipotesi che incominciano a circolare riguardano un nuovo prestito statale e lo spostamento del termine per la presentazione dell’offerta vincolante.
Secondo quanto riferisce Il Messaggero, infatti, sarebbe pronto un nuovo prestito da parte dell’esecutivo, che potrebbe erogare fino a 350 milioni di euro pur di consentire alla cordata capeggiata da Fs di chiudere l’operazione. A fare da spartiacque in una vicenda già abbastanza complessa è stata la lettera inviata la settimana scorsa da Atlantia al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
Da lì in poi ha incominciato a farsi strada la possibilità di concedere una nuova scadenza, oltre che una nuova iniezione da almeno 250 milioni, visto che a fine anno Alitalia avrà in cassa non più di 150 milioni. Una cifra, questa, appena sufficiente per restituire, il primo gennaio, almeno gli interessi del prestito ponte da 900 milioni concesso dall’allora governo Gentiloni, con la conseguenza che un’Alitalia non ancora risanata si troverebbe a dover affrontare il 2020 senza le risorse per pagare, solo per far un esempio, stipendi e carburante.
Da qui la necessità, continua Il Messaggero, “di un nuovo intervento pubblico o di una diversa modulazione del prestito esistente”, fatti salvi i vincoli europei sugli aiuti di Stato. Risultato: nelle migliori delle ipotesi la Newco potrebbe vedere la luce a marzo.
Nel frattempo, mentre i sindacati di piloti e assistenti di volo hanno già proclamato uno sciopero di 24 ore il 9 ottobre (e presto potrebbero aggiungersi anche i confederali), la palla passa ora a Giuseppe Conte, deciso a scendere in campo in prima persona. A cominciare da un vertice in settimana con la società del Gruppo Benetton, in cui il premier dovrà riuscire a convincere Atlantia che l’intervento in Alitalia non è solo un “rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo” (come era scritto nella missiva).