Turismo religioso: un business da 1,4 miliardi di euro
Da fenomeno di nicchia a segmento strategico per diversificare e destagionalizzare il settore: il turismo religioso presenta oggi numeri di tutto rispetto. Nell’ultimo anno censito, il 2018, ha fatto registrare circa 5,2 milioni di pernottamenti stranieri e generato, sempre solo dai mercati esteri, una spesa complessiva di oltre 180 milioni di euro.
Ma secondo i dati del Vaticano, questo settore, compreso l’indotto, vale almeno 1,4 miliardi di euro, in quanto bisogna comunque aggiungere quel traffico domestico che presenta numeri quasi doppi in termini di arrivi e presenze. Stando ai rilevamenti Isnart, infatti, nel turismo religioso il 61% dei flussi è nazionale, il restante 39% internazionale. In base ai dati a disposizione dell’Enit, le tre destinazioni trainanti del turismo religioso in Italia sono Roma con una spesa che nel 2018 si è attestata sui 122 milioni di euro, seguita a distanza da Assisi (13 milioni di euro) e da San Giovanni Rotondo (11 milioni).
Nel monitoraggio relativo ai bacini di traffico estero più prolifici, primeggiano il Brasile che due anni fa ha fatto segnare oltre 40 milioni di euro di spesa e detiene di fatto il 22% di quota-mercato di questo segmento e gli Usa con una spesa di 36 milioni. A debita distanza seguono la Francia con una spesa di 16 milioni, il Canada con 15 milioni e il Messico con 8 milioni.
A dispetto di false credenze, l’Argentina, che comunque con il “suo” Papa Francesco ha scalato la top ten dei mercati di riferimento e detiene un buon 5% di quota-mercato, sta risentendo molto della crisi economica interna e, in soli due anni, gli stessi operatori del settore hanno lamentato un vistoso calo di prenotazioni. A dare un contributo tangibile alla consistente crescita del turismo religioso italiano, sono stati i fenomeni dei Cammini e dei pellegrinaggi che toccano la miriade di santuari sul territorio.
Da un report sul settore, presentato a giugno scorso alla quinta edizione della Btri di Assisi, la Borsa del turismo religioso internazionale, emerge che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo dove ogni regione ospita almeno un grande santuario di riferimento e tutto questo, ovviamente, aiuta ad alimentare un appeal e stimolare occasioni di visita per celebrazioni di anniversari e altri eventi religiosi.
Ma la ricchezza del patrimonio religioso italiano è ben più rilevante: nel nostro Paese circa il 70% del patrimonio artistico è di carattere religioso. Su 95mila chiese, ben 85mila sono considerate bene culturale, così come 1.535 monasteri, 3.000 complessi monumentali, 5.500 biblioteche, 26mila archivi, 700 collezioni e musei ecclesiastici e migliaia di opere pittoriche e scultoree. A conti fatti, le regioni più interessate dal fenomeno sono Umbria, Lazio, Veneto e Toscana, dove le imprese alberghiere sono anche meglio organizzate per accogliere i flussi in ogni periodo dell’anno.