Operatori italiani ai raggi X: giro d’affari per 7,5 miliardi
Tour operator sotto patrimonializzati ma sempre più performanti nel valore della loro produzione. Tutto sommato, uno stato di buona salute rispetto alle imprese di viaggi dedite all’intermediazione che soffrono sempre di più di basse marginalità e crescenti costi burocratici. È una prima sintesi dell’analisi compiuta da Pierluigi Fiorentino, consulente legale di Fto, che ha radiografato i bilanci dei primi 50 principali tour operator italiani scoprendo luci e ombre, solo in parte note.
Innanzitutto questi 50 big player hanno generato un fatturato di 7,5 miliardi di euro ponendo il tour operating italiano al terzo posto in Europa, dopo la Germania (con 22,4 mld) e Gran Bretagna (16,9 mld) e davanti a Francia (6,8 mld) e Spagna (4,1 mld).
Inoltre sorprende un altro dato: il Gruppo Alpitour detiene il 46% di marketshare in termini di fatturato, tenendo a debita distanza altri importanti nomi come Veratour (6%) e Mistral del Gruppo Quality (3%). Un predominio vistoso nel panorama italiano della produzione viaggi, al quale si contrappone un autentico universo di t.o. medio piccoli che, nonostante tutto, operano, crescono e si specializzano con indubbi risultati.
«Ma in generale prevalgono i dati rassicuranti: la crescita media annua dal 2016 a oggi del 5% nel fatturato dei tour operator, l’incremento generalizzato del valore della produzione, un margine operativo lordo più elevato rispetto al recente passato e una crescita fino al +9% della produzione – osserva Fiorentino – Le note dolenti riguardano due fattori: i t.o. italiani sono poco patrimonializzati e ricorrono sempre più spesso all’indebitamento.»
Commenta questa attenta analisi dei bilanci dei t.0., Michele Serra, presidente di Quality Group che ricorda come «il consorzio QG è composto da 9 brand ed è sicuramente un modello fortemente voluto, perché da sempre noi mettiamo a budget le crisi e quindi anche l’attuale crisi legata al coronavirus sarà per noi un crash test interessante, ma non ci spaventa perché come in passato, laddove scendono le performance di un brand in una specifica area del mondo, riusciamo a compensare con altri brand specializzati in altre destinazioni che ovviamente crescono nelle preferenze».
Una sorta di legge dei vasi comunicanti coniugata al tour operating. Mentre sulle sofferenze delle adv e sulle sfide dell’intermediazione in generale Adriano Apicella, amministratore delegato di Welcome Travel non ha dubbi: «La bassa marginalità è un fattore costante nell’attività di una adv, ma con il nostro network ci sono delle certezze che possono migliorare le perfomance delle adv associate – spiega – A partire dalla solidità dei nostri partner commerciali che sono un driver rilevante, da quello guida di Alpitour per arrivare agli altri 18 contratti che abbiamo finalizzato con altrettanti operatori. L’introduzione poi della direttiva Pacchetti Ue è un toccasana per pulire il mercato e avere garanzie con la presenza dei fondi di garanzia. Per l’immediato futuro è comunque necessario trovare nuovi modelli di business e nuove soluzioni per ridurre il costo del lavoro, senza rinunciare al fattore umano che è e rimarrà essenziale rispetto al pur indispensabile supporto digitale».
Infine Gabriele Milani, direttore generale di Fto e responsabile del Fondo Vacanze Felici ricorda che: «La valenza delle associazioni si tocca con mano anche nell’ambito economico: basti pensare che Fto si impegna a organizzare corsi di formazione su come ottimizzare la redditività, come ridurre i costi, come investire sul personale con i fondi interprofessionali e opera nelle relazioni con le istituzioni per tutelare l’impresa di viaggi nell’adozione di nuove regole di gioco; da qui per esempio il successo di aver contenuto certe voci di spesa legate all’uso delle carte di credito. La sfida futura è dare celerità nei rimborsi, migliorare le tempistiche nella protezione al cliente ed essere coerenti e trasparenti nei casi di fallimento. Solo ottimizzando questi passaggi, fondamentali per consolidare la fiducia del consumer, si possono acquisire nuovi clienti».
Tutti commenti e osservazioni orientati all’ottimismo, nonostante i venti di crisi che soffiano con la psicosi del coronavirus, ma – come ha chiosato Fiorentino – «il comparto del tour operating ha buoni presupposti economici per tener botta».