Cassa integrazione e Fis: pressing e timori di Federalberghi
Il 95% degli alberghi è chiuso, «nonostante non siano stati compresi nell’ultimo dpcm del governo tra le attività da fermare», dichiara Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, senza nascondere la sua preoccupazione per il presente (e di conseguenza il futuro) del settore che rappresenta. Uno di quelli maggiormente colpiti dalla crisi dovuta alla diffusione del coronavirus.
Bocca parla a Il Messaggero, e chiarisce come le strutture siano chiuse per l’impossibilità fisica dei clienti di raggiungerle. «Gli italiani non si possono muovere. Un albergo è una macchina che costa, perché ha dipendenti e ha utenze. Moltissimi imprenditori hanno scelto la strada della chiusura volontaria. Restano aperti gli alberghi che ospitano personale sanitario o parenti di contagiati. Federalberghi sta anche facendo accordi con le Regioni per mettere a disposizione migliaia di camere per i contagiati lievi, quelli che non hanno bisogno di assistenza medica e possono svolgere la quarantena nelle strutture».
Quanto al cura Italia, «per le nostre imprese non prevede nulla», dichiara il numero uno di Federalberghi. «Avrebbe dovuto mettere in sicurezza i lavoratori delle imprese colpite: questo decreto oggi è completamente inattuabile. Un’impresa chiusa, come sono chiusi gli alberghi, è un’impresa che non ha cassa, non ha disponibilità liquide. Dunque è un’impresa che non può avere uscite, non può fare pagamenti. Giustamente il decreto del governo prevede che la Cassa integrazione in deroga e il Fis, il fondo integrativo salariale, siano pagati direttamente dall’Inps».
«Il portale dell’Inps abituato a ricevere mille richieste, oggi ne sta ricevendo decine di migliaia – continua – Quindi per diversi giorni è stato impossibile entrare nel sito dell’Istituto. Noi sappiamo già che l’Inps per lavorare queste decine di migliaia di pratiche che stanno arrivando, e quindi procedere ai pagamenti, necessiterà di mesi». Anche se Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, sostiene che le procedure saranno semplificate: «L’accredito al lavoratore dovrebbe arrivare entro 30 giorni al massimo».
«Nel cura Italia c’è solo un paragrafo che ci riguarda, quello sui voucher: cioè la possibilità per l’albergo di non rimborsare i soldi già ricevuti dal cliente, ma bensì di fare un buono da utilizzare in seguito – aggiunge Bocca – Noi oggi ci stiamo molto preoccupando sia della cassa integrazione, perché siamo un settore labour intensive, e in secondo luogo non riusciamo a capire come mai in questo decreto per gli esercizi commerciali C1, cioè i negozi, ci sono delle agevolazioni fiscali che però non sono state allargate alla categoria D2, quella degli alberghi. Il negozio quando riapre inizierà a riavere i clienti, per un albergo ci vorranno mesi prima che ritornino i turisti».
In Italia, poi, è pari al 40% il numero delle strutture che possiede la proprietà delle mura. «E per noi sarebbe un segnale molto importante di attenzione da parte del governo se il credito d’imposta del 60% sui canoni fosse allargato anche agli alberghi», spiega il presidente.
Infine, il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, fa un passaggio sugli stagionali: «Siamo molto preoccupati. In mancanza di una misura di protezione, l’attuale situazione di incertezza non consentirà alle imprese di procedere a nuovi contratti di lavoro e, conseguentemente, potrebbe comportare l’azzeramento pressoché totale delle 500mila assunzioni che, in un anno normale, si verificano in Italia durate il periodo primaverile ed estivo. Noi abbiamo proposto varie misure, sia per favorirne la riassunzione, sia per consentirne l’accesso al trattamento di integrazione salariale, sia per offrire un sostegno al reddito di coloro che non saranno riassunti».