Destinazioni turistiche post Covid: il manuale per il rilancio

Destinazioni turistiche post Covid: il manuale per il rilancio
14 Aprile 11:55 2020 Stampa questo articolo

Una sorta di manuale d’uso per il rilancio delle destinazioni turistiche italiane al termine dell’emergenza Covid-19. È quanto è stato illustrato nel corso dell’appuntamento online, in diretta Facebook, della MyForecast by Sicaniasc coordinato dal ceo Vito D’Amico, che ha ospitato Josep Ejarque, ceo di FTourism & Marketing.

IMPARARE DALLE OTA. La provocazione di Ejarque per la ripartenza delle destinazioni è molto esplicita: «Innanzitutto non dobbiamo andare contro quei soggetti o interlocutori, come le Ota, che fino a oggi sono stati considerati troppo spesso dei nemici da contrastare, bensì sfruttarne le potenzialità, migliorando la nostra competenza sulle loro effettive capacità di vendere camere e territori. Sono convinto che una dmc può fare tanto non solo per il territorio ma anche per gli operatori e gli albergatori che lavorano con quel territorio. E per ottimizzare questo supporto – osserva Ejarque – è bene che le dmc affianchino l’attività commerciale degli operatori, sfruttando al meglio le potenzialità del digital marketing per arrivare sul mercato con il binomio virtuoso destinazione+prodotto. Purtroppo in Italia, fino a oggi si è ragionato come se fossimo in una epoca pre internet senza cogliere al meglio le opportunità della rete e ognuno ha operato per conto proprio; su questo aspetto dobbiamo evolverci e cambiare rotta, altrimenti non si andrà da nessuna parte».

Una posizione condivisa da Vito D’Amico, che ha osservato come «purtroppo non abbiamo mai capito come utilizzare al meglio anche le Ota, comprenderne le dinamiche e utilizzarle al massimo delle loro potenzialità. Da un recente confronto con i responsabili di Booking e di Expedia Italia, mi è stato detto con molta franchezza che in Italia questi strumenti vengono sfruttati solo al 30% delle loro potenzialità commerciali, sia dalle strutture che dal territorio stesso».

COSA CAMBIA NELLA FASE 3. Ma cosa fare nel concreto nella Fase 3, quella del ritorno alla normalità e alla logica di mercato? Ejarque ha espresso la sua teoria: «Da un sondaggio sappiamo già che il 21% degli italiani dichiara di voler tornare a viaggiare, ma sappiamo pure che il 53% degli italiani, una volta finito il lockdown, aspetterà a decidere. Allora sarà importante verificare l’effettiva paura di viaggiare e la reale disponibilità di denaro che avranno gli italiani, conclusa questa emergenza devastante. È vero che nell’immediato futuro potremo e dovremo contare quasi esclusivamente su clientela nazionale, e quindi traffico domestico, ma è altrettanto vero che non dovremo stare con le mani in mano e perdere quote mercato sul fronte internazionale».

Infatti, prosegue il ceo di FTourism & Marketing, «non bisognerà stare fermi ma cominciare già oggi a pianificare, partendo da un elemento fondamentale: l’aspettativa che si sta creando tra la gente bloccata a casa, sia in Italia che all’estero. Dovremo dare a tutto questo una doppia chiave di lettura: una dmc dovrà curare i potenziali ospiti italiani e investire sulla fiducia degli ospiti stranieri che torneranno dopodomani, ovvero nel 2021. A tutto questo si dovranno anche aggiungere variabili indipendenti come il numero di Paesi che consentirà gli ingressi turistici, il numero di voli ripristinati a disposizione dei viaggiatori, l’attenuarsi della paura tra i turisti e la capacità di programmazione ripristinata dai tour operator e agenzie di viaggi». 

Ejarque ha presentato alcune slide dove viene fotografato lo scenario che si presenterà alle dmc: ogni turista avrà a disposizione dalle 6 alle 12 destinazioni da scegliere e quindi una sfrenata concorrenza; inoltre ci saranno nuove priorità per l’ospite che vanno dalla ricerca di sicurezza, alla sanità, dall’igiene alla social distance adottata dai territori. Dall’indagine condotta da FTourism emerge che il 30% dei turisti-ospiti sceglierà la destinazione per curarsi spiritualmente, un buon 25% per riposarsi, un 20% per divertirsi, un 10% per prendersi cura del proprio corpo e un 10% per prendersi cura degli altri, inteso come voglia di riavvicinare familiari, parenti o amici dai quali si è stati forzatamente lontani nel periodo della quarantena.

«In altre parole le dmc avranno ospiti con ben altre priorità rispetto al recente passato, come serenità, l’atmosfera ospital, sanità verde, spazi aperti ed esperenzialità», ha sottolineato.

In tale ottica, secondo Vito D’amico, può prender forma un’altra importante opportunità di rilancio turistico per gli alberghi decentrati, così come per i borghi e i piccoli paesi, per strutture decisamente appetibili in tale ottica come i country resort.

FOCUS SULLE DMC. Nella seconda parte dell’incontro online, Ejarque sintetizza le mosse che una destinazione dovrà compiere per presidiare il mercato oggi, domani e dopodomani: «Una dmc deve fornire informazione, costruire fiducia, consigliare, formare, preparare la ripresa insieme agli operatori. E quel che, almeno oggi, non deve fare è certamente la pubblicità con inviti immediati alla visita e ai soggiorni. Si devono approntare subito campagne dove si raccontano le attrattive ma si invitano i clienti ad aspettare, ad aver cura di loro e tornare a visitare i territori nel momento migliore. Una strategia già adottata da mete come Tenerife, Egitto, Svizzera e Francia. Molto interessante e coinvolgente il messaggio lanciato dalla Francia atlantica che, passata l’emergenza, immagina la sua destinazione ideale per viaggi e soggiorni dei medici e infermieri che, dopo essersi presi cura di tutti noi, si dovranno riposare e infatti regala buoni vacanze a questi personaggi eroi».

Un’altra strategia che si può adottare è l’utilizzo del social marketing: «Attraverso Whatsapp o Facebook, avviare un contatto diretto col turista-cliente per dimostrare che le mete sono vive e sanno aspettare il momento giusto per invitare i turisti – aggiunge il ceo di FTourism – Lo sta facendo la città di Parigi che trasmette il meteo giornaliero per poi lanciare il claim “dream now, travel later” e la Catalogna che sta inviando messaggi con lo slogan “Visit Catalunya proximamente…”. In altre parole non si deve cercare di vendere l’immediatezza della fruizione della destinazione».

L’obiettivo finale è «comunicare che le destinazioni esistono e quindi ottimizzare il website per migliorare il ranking, creare blog, travel guide, video. E ancora, curare la tipologia di post (accessi a Facebook aumentati del 40% in questo periodo), buoni contenuti per sognare e viaggiare dal divano e ancora foto, video, con almeno un post a settimana. Il visual è fondamentale e i follower si aspettano belle foto, post ludici, story immersive. E questo perché il content è quello che manterrà la destinazione rilevante nella mente dei turisti latenti, in pratica “ispirare, intrattenere e offrire”», conclude Ejarque.

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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