È l’ora del co-living per i manager
Un po’ co-working, un po’ co-living. Per ora le location scelte sono all’insegna dell’esotismo (dalla California a Porto Rico, passando per Costa Rica e Bali), e poco hanno a che fare con le grandi metropoli. Ma come ha riportato di recente Skift, il trend è ormai iniziato, e non sono pochi gli addetti ai lavori nel settore dell’ospitalità che guardano con interesse a iniziative come Roam e Outsite. Capaci di unire le esigenze dei lavoratori in remoto, con la loro necessità di trascorrere del tempo face-to-face con i propri colleghi.
Insomma, se l’idea richiama alla mente gli spazi ormai diffusi di co-working, la novità è quella messa in luce dall’ultimo Euromonitor International’s World Travel Market Global Trends Report. «Stiamo assistendo a una crescita significativa del numero di startup che offrono soluzioni di coliving per le nuove generazioni in cerca di affitti convenienti, location interessanti e spazi dove lavorare e condividere le proprie esperienze professionali».
La pensa così anche Emmanuel Guisset, fondatore di Outsite, secondo cui si tratta di «un’esperienza a metà tra Airbnb e un hotel». Naturalmente con tutti gli strumenti richiesti dalle ultime generazioni di lavoratori: dal wifi, alle lavagne luminose passando per la Apple Tv e cucine super accessiorate.
Più focalizzato sui gruppi è invece Roam, un network di location sparse tra Miami, Ubud, Tokyo e Londra (entro il 2017 le proprietà saranno una decina), dove la durata media di un soggiorno si aggira intorno alle due settimane, con punte di un mese e oltre.