Perché teatri sì e congressi no? Beffa Mice nel dpcm

Perché teatri sì e congressi no? Beffa Mice nel dpcm
04 Marzo 11:31 2021 Stampa questo articolo

Un’autentica e drammatica beffa per il Mice il nuovo dpcm che riapre teatri e cinema e ribadisce il no a fiere, congressi ed eventi: un’incongruenza denunciata dalle rappresentanze del comparto che segnalano come, ancora una volta, questo settore non sembri rientrare tra le priorità del governo per portare il Paese verso una nuova normalità.

#Italialive, il manifesto che riunisce le associazioni di categoria (Admei, Alleanza delle Cooperative Italiane, Aicc Italia, Anbc, Club degli Eventi e della Live Communication, Convention Bureau Italia, Federcongressi&eventi, Ferpi, Feu, Icca, Mpi Italia Chapter, Site Italy e Una) considera quello contenuto nel dpcm firmato da Mario Draghi “un grave e incomprensibile errore di visione che sta bruciando un settore che genera un volume di affari di 65,5 miliardi per un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi e che dà lavoro a oltre 570.000 persone, la maggior parte donne”.

«Il nuovo dpcm – commenta Salvatore Sagone, presidente del Club degli Eventi – autorizza la riapertura dei teatri e dei cinema anche nelle zone gialle, pur con le dovute misure anti contagio, e mette invece ancora lo stop a congressi ed eventi, persino nelle zone bianche. Siamo di fronte a una vera e propria discriminazione, che non ci vedrà stare in silenzio. Associare ancora una volta il termine assembramenti per congressi, convegni ed eventi dimostra la mancata conoscenza del modus operandi e della professionalità del nostro settore. Parliamo di eventi statici, dove ogni partecipante è preventivamente registrato e dove fior fiore di professionisti adotta misure di sicurezza che vanno ben oltre quelle previste dal dpcm per l’apertura di teatri e cinema».

Gli fa eco Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&eventi e portavoce dei rapporti istituzionali e politici di #Italialive: «Siamo consapevoli dell’impegno e delle difficoltà del governo nel gestire una situazione sanitaria in divenire, ma siamo davvero esasperati», dice. E aggiunge: «Nonostante i positivi confronti con i rappresentanti del nuovo esecutivo, ecco che un nuovo dpcm sembra farsi beffe di migliaia di imprese e professionisti che da un anno sono sostanzialmente fermi e senza lavoro. Permetterci di riaprire, pur con limitazioni numeriche, sarebbe stato un segnale di attenzione che non ci avrebbe certo permesso di ripartire, ma che avrebbe dato un messaggio di speranza a un settore che rischia il default e che non ha ancora ricevuto i sostegni promessi. Siamo sconcertati nel constatare quanto l’Italia sia il Paese che, nell’emergenza Covid-19, non stia dando pressoché alcun supporto a un settore fondamentale per la promozione del made in Italy, per la ripresa del turismo, per lo sviluppo di innovazione e per la formazione del personale sanitario, mai come oggi urgente e indispensabile».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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