Sostegni, il turismo nel bicchiere
mezzo vuoto di Garavaglia
Arriva il nuovo decreto Sostegni – meglio detto sostegnucci – e Massimo Garavaglia lo commenta con il tono di chi “ci ha provato e non c’è riuscito”. Quasi non fosse un ministro della Repubblica, bensì un qualunque rappresentante di categoria, si aggrappa ai luoghi comuni e afferma: «Si poteva avere di più. Ma il meglio, talvolta, è nemico del bene. Il bicchiere è pieno a metà».
Il riferimento è alle misure specifiche varate dal Consiglio dei ministri, che il suo dicastero anticipa alla stampa e che vanno a sommarsi a interventi trasversali come quelli sul caro energia.
«Il governo – fa sapere – ha riconosciuto la fase di difficoltà attraversata dall’intera industria. È stato aumentato di 100 milioni il Fondo unico nazionale del Turismo, in aggiunta ai 120 milioni stanziati con la Legge di Bilancio. Ed è stata accolta la nostra richiesta di dedicare una quota (40 milioni) alla decontribuzione per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali».
«In più – informa – è stato previsto un finanziamento di oltre 128 milioni come credito d’imposta da riconoscere agli operatori turistici per gli affitti di immobili».
Si tratta di interventi con effetto retroattivo, che varranno dal primo gennaio al 31 marzo prossimi. Dalla fine di marzo, invece, è prorogata la possibilità di ricorrere ai bonus terme.
Capitolo a parte quello riguardante la cassa integrazione. Come trapelato nei giorni scorsi, il governo ha deciso di non rinnovare la sbandierata cig Covid, sostituta da quella ordinaria “scontata”.
«Gli imprenditori costretti dalla crisi a mettere in cassa integrazione ordinaria i propri lavoratori sono esonerati dal pagamento della contribuzione fino al 31 marzo prossimo», specifica Garavaglia, ricordando come la misura riguardi quasi tutte le aziende del comparto turistico: alberghi, B&B, agenzie di viaggi e tour operator, ristorazione, parchi tematici, terme, attività ricreative, impianti di risalita e bus turistici. «Infine – conclude il ministro – ai parchi tematici sono stati riservati 20 milioni».
È evidente, dunque, come gran parte delle richieste della categoria – in particolare del turismo organizzato – siano state al momento disattese. E i fantasmagorici proclami sul miliardo al settore, a ripensarci, facciano quantomeno arrossire.
Garavaglia, ben consapevole del rischio shitstorm che di lì a breve avrebbe potuto travolgerlo, qualche ora prima del varo del decreto aveva diffuso una nota che ci permettiamo di definire acchiappa-clic, per non dire altro. Un comunicato in cui il ministro leghista incoraggiava un destinatario piuttosto indefinito (il collega della Salute Roberto Speranza? Il governo in generale? I grandi del pianeta?) a sposare i consigli dell’Organizzazione mondiale del turismo: ovvero allentare le restrizioni di viaggi.
Nel documento pubblicato due giorni fa, che lo staff di Garavaglia ha diffuso con ponderato scarto temporale, l’Oms incoraggiava gli Stati a intraprendere una serie di azioni: “Eliminare o alleggerire i divieti di traffico internazionale poiché non forniscono un valore aggiunto e continuano a contribuire allo stress economico e sociale”, come Omicron ha ampiamente dimostrato; e “non richiedere la prova della vaccinazione contro il Covid-19 come unica condizione che permetta i viaggi internazionali, dato il limitato accesso globale e l’iniqua distribuzione dei vaccini”.
“Gli Stati – proseguiva l’organizzazione – dovrebbero prendere in considerazione un approccio basato sul rischio per facilitare i viaggi internazionali eliminando o modificando le misure, come i test e/o i requisiti di quarantena, quando appropriato, in conformità con la guida dell’Oms”.
Ultima indicazione dell’Oms: “Riconoscere tutti i vaccini che hanno ricevuto il Who Emergency Use Listing e tutte le combinazioni di vaccini eterologhi, anche nel contesto dei viaggi internazionali”.
«Si tratta di raccomandazione di buon senso – osservava Garavaglia – che aiuterebbero non poco il percorso per ripristinare la normalità economica e sociale e attenuerebbero, se applicate, la crisi che sta attraversando l’industria del turismo».
Crisi di certo non scampata grazie alle magre, anzi magrissime, misure appena varate dal nostro governo.