Mezzo miliardo di “paperoni” in viaggio: tesoro luxury tourism
Più che sfarzo, emozioni. Così si potrebbe condensare in estrema sintesi la nuova declinazione del turismo di lusso che, riguardo alle tendenze delle prossime stagioni, ha avuto già una prima verifica nel corso dell’Iltm – International Luxury Travel Market, ovvero l’evento clou interamente dedicato al segmento luxury tenutosi a Cannes poco più di due mesi fa e al quale hanno partecipato migliaia di operatori altamente specializzati.
Oggi lusso vuol dire soprattutto la capacità di combinare un soggiorno esclusivo ad attrazioni culturali uniche, esperienze gastronomiche all’insegna della tipicità, o più semplicemente parentesi glamping, inedite escursioni nella natura. Si tratta di un segmento che, secondo i dati ricavati da Bankitalia ed Enit, rappresenta attualmente il 3% del Pil del nostro Paese e uno dei pochi ambiti dove investire significa un ritorno di ricavi che coinvolge anche l’indotto. Basti pensare soltanto alle opportunità d’affari che può generare lo shopping tourism, in buona parte alimentato proprio dai turisti del luxury, che tra l’altro rappresentano anche il 15% del fatturato totale del settore alberghiero e il 25% della spesa turistica totale (diretta e indiretta).
Nel 2022, primo anno con almeno 10 mesi ai livelli operativi del pre Covid, i turisti internazionali di alta fascia – in prevalenza nordeuropei e americani – sempre secondo i dati della Banca d’Italia, hanno speso nella nostra Penisola circa 24 miliardi di euro, ripartiti in 7 miliardi di euro per l’alloggio (quasi sempre alberghi di lusso, ville private, ma anche dimore storiche), 3 miliardi di euro per la ristorazione e 14 miliardi di euro per visite, tour, escursioni e shopping, per l’appunto.
Tra le regioni che beneficiano maggiormente della frequentazione di turisti d’alta gamma, figurano la Lombardia dei laghi e della Milano della moda, il Piemonte delle degustazioni di vino, il Lazio, la Toscana e il Veneto dell’arte. Circa le modalità di prenotazione nel segmento luxury il contatto diretto con la struttura ricettiva è quella più diffusa (48%), seguita dalle Ota (29%) e dalle agenzie di viaggi tradizionali (23%). Mentre tra i mercati che mostrano una rapida ripresa nel luxury travel spicca la Francia: nei primi sei mesi dello scorso anno, i turisti francesi altospendenti hanno fatto segnare una spesa turistica complessiva nel nostro Paese di oltre 1,6 miliardi di euro, pari a un +180% rispetto al semestre 2021.
E se si riprende la domanda, c’è gran fermento anche nell’offerta: nell’ultimo anno in Italia – secondo i dati di Thrends – sono stati aperti 61 nuovi alberghi di lusso, non solo nelle grandi città, ma anche in aree decentrate valorizzando il patrimonio regionale e culturale. A trainare il mercato, poi, c’è anche la nautica, dove oltre al comparto dello yachting, sta registrando un autentico boom di richieste il noleggio di barche a vela e di velieri, a riprova che anche i luxury traveller sono sempre più sensibili alla sostenibilità.
Infine, secondo le stime di Altagamma e Global Blue, entro il 2025 la clientela del lusso nel mondo raggiungerà i 450 milioni di persone (quasi mezzo miliardo), rispetto ai 390 milioni del 2019. Questo significa nuove, consistenti opportunità anche per l’industria dei viaggi e dell’ospitalità, magari innovando ancora di più il concept delle vacanze di lusso.