«Tre anni di tempo per cambiare Valtur»
Piani strategici, investimenti e vision di Valtur nell’era InvestIndustrial. Ne parla il presidente Carlo Gagliardi.
Qual è il bilancio della prima stagione di Valtur sotto la gestione di InvestIndustrial?
«Siamo saliti su un treno in corsa ad aprile e abbiamo dovuto intervenire immediatamente sulla politica commerciale, dando un segnale molto chiaro al mercato: Valtur è un operatore serio, coerente e affidabile. Da qui ripartiamo per quella che sarà la nostra prima vera stagione. Siamo anche intervenuti sulla qualità del servizio, del food and beverage e dell’animazione. Senza dimenticare la grandissima esperienza del Tanka Village, un asset straordinario che ha fatto numeri pazzeschi».
Il trend delle prenotazioni vi dà ragione?
«Abbiamo aperto da poco le vendite sull’inverno e stiamo avendo buoni riscontri perché siamo intervenuti sulla politica commerciale, cercando di dare razionalità ed elasticità all’offerta. Per la prima volta nella storia di Valtur è possibile spezzare i periodi di soggiorno; inoltre, chi non scia non paga come uno sciatore».
Nei giorni scorsi è stato annunciato un investimento di 200 milioni di euro. Come saranno impiegati?
«Quella cifra non riguarda un nuovo investimento, ma si riferisce all’operazione Valtur nel suo complesso. Ovviamente abbiamo un piano di investimenti molto significativo, che i nostri clienti vedranno già da questo inverno. A Pila e Marilleva sono in corso interventi sulle parti comuni. Stessa cosa faremo a Capo Rizzuto, al Tanka e a Ostuni. Vogliamo che si veda che c’è stato un cambio di marcia».
Novità nelle strategie commerciali del gruppo, specialmente rivolte al trade?
«Le agenzia di viaggi sono il nostro canale privilegiato, il trade è sempre stato la grande forza di Valtur. Puntiamo a incrementare in maniera significativa la clientela straniera nei nostri villaggi, crescere in Italia e poi – una volta affermato il nostro marchio all’estero – cercare anche di portare i nostri clienti all’estero».
Pensate quindi ad alleanze con t.o. stranieri e vettori?
«Sicuramente. Ed è più semplice di quanto si possa pensare: noi dobbiamo dare prodotto, qualità, fare in modo che il nostro marchio rappresenti uno standard minimo qualitativo che l’ospite estero ricerca».
Tempistiche per l’attuazione di questo piano?
«Per i primi risultati dobbiamo ragionare in un’ottica che va dai tre ai cinque anni. In un triennio possiamo pensare di gettare le basi della Valtur per come la immaginiamo, internazionalizzazione e rafforzamento del brand; tra cinque cominceremo a raccogliere i frutti. Il mondo del turismo è complesso, noi ci muoviamo come un soggetto aggregante e non escludo che ci possano essere delle operazioni con cui crescere, non solo per linee interne, ma anche esterne».
Quindi possibili nuove acquisizioni?
«In quattro mesi dal nostro ingresso abbiamo preso il Tanka e il Garden, 1.500 camere in totale. Crescita ne abbiamo fatta e ne faremo ancora. Stiamo razionalizzando il nostro portafoglio dell’asset tipicamente Valtur. Manterremo le strutture con almeno 300 camere e beach front e ne stiamo cercando altre, con determinate caratteristiche: stanze, strutture sportive, capacità di creare un villaggio. Siamo gestori