Il governo vara la legge anti caro voli: cosa prevede
Il governo interviene sul caro voli e mette dei paletti ai prezzi degli algoritmi. È quanto stabilisce il primo articolo del decreto legge “Asset e Investimenti” ora varato dal Consiglio dei ministri, l’ultimo prima della pausa estiva. Le misure erano state anticipate la scorsa settimana dai ministri Urso e Santanchè. L’obiettivo è decretare uno stop all’oscillazione eccessiva delle tariffe su alcuni mercati in particolare, dopo che l’aumento registrato nei primi sei mesi del 2023 è stato superiore di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo del 2022 nei collegamenti da e per l’Italia.
Nello specifico, come da bozza, viene vietata «la fissazione dinamica delle tariffe da parte delle compagnie aeree, modulata in relazione al tempo della prenotazione se ricorrono congiuntamente le seguenti condizioni: a) è applicata su rotte nazionali di collegamento con le isole; b) avviene durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale; c) conduce ad un prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori, del 200% superiore alla tariffa media del volo».
Le rotte interessate sarebbero quelle tra gli aeroporti della Penisola per Palermo, Catania, Comiso, Trapani, Cagliari, Olbia e Alghero, operate in estate e durante le festività natalizie e pasquali. In relazione alle oscillazioni tariffarie, il prezzo massimo non potrà risultare più del triplo della media su quello specifico volo operato dal vettore.
Inoltre, si legge ancora, «è considerata pratica commerciale scorretta l’utilizzo di procedure automatizzate di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web dell’utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni, quando esso comporti un pregiudizio economico per l’utente». Nel mirino, quindi, la tecnologia attraverso cui il prezzo del biglietto sale se più persone stanno visualizzando la medesima tratta.
Non si sa però ancora con quali modalità il governo monitori l’andamento delle tariffe, così come bisognerà capire in che modo le autorità individueranno i meccanismi di profilazione di chi naviga sui siti ufficiali delle compagnie.
REPLICA DELLE COMPAGNIE AEREE: «MISURE PUNITIVE»
La replica della controparte non si è fatta attendere.
«La bozza creerebbe un pericoloso precedente a un settore la cui liberalizzazione ha portato in questi anni benefici enormi ai cittadini italiani ed europei — osserva Alessandro Fonti, presidente Aicalf, l’Associazione italiana delle compagnie aeree low-fare, che comprende Ryanair, easyJet, Volotea — Ogni tentativo di restringere gli spazi di libero mercato, oltre a essere in contrasto con la normativa europea applicabile, non potrà che avere effetti negativi e contrari agli obiettivi dichiarati, sull’offerta e sugli stessi prezzi dei biglietti, danneggiando per primi i consumatori e mettendo a rischio in ultima analisi gli investimenti delle compagnie aeree in Italia e l’occupazione diretta e dell’indotto».
Decisa anche la presa di posizione di Ibar, Italian Board of Airlines Representatives, e Assaereo, Associazione Nazionale Vettori e Operatori del Trasporto Aereo, in rappresentanza del settore dei vettori che operano nel mercato italiano: «Sono misure punitive – si legge in una nota ufficiale – non ci sono i presupposti per una decretazione d’urgenza dal momento che, intervenendo le disposizioni su periodi di “picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato d’emergenza nazionale”, i picchi di domanda relativi alla stagione estiva sono superati».
Le associazioni, poi, lamentano l’assenza di un confronto con il governo: «Un incontro con i vettori avrebbe potuto fornire informazioni approfondite sulle prassi dell’industria e individuare soluzioni meno punitive per il settore, che ha scontato negli ultimi anni pesanti difficoltà, a causa prima della pandemia da Covid 19 e poi per le conseguenze dello scoppio del conflitto in Ucraina, quali aumenti spropositati dei costi dei materiali e del carburante».
Secondo Ibar e Assaereo, infine, le misure stabilite dal decreto legge sarebbero in contrasto con le normative europee, che «consentono ai vettori titolari di licenza di trasporto aereo, rilasciata da uno Stato membro dell’Ue, di scegliere le rotte sulle quali operare e di fissare liberamente le tariffe per il trasporto passeggeri e merci. La possibilità di calmierare il costo dei biglietti aerei è consentita esclusivamente attraverso l’imposizione di oneri di servizio pubblico qualora ricorrano i presupposti».
Le associazioni, quindi, reiterano la richiesta, anche a stretto giro, di un incontro con l’esecutivo, in modo tale che le disposizioni possano essere riviste.
NEL DECRETO ANCHE IL CAPITOLO ALITALIA
Inoltre, sempre in materia di trasporto aereo, il dl “Asset e Investimenti” ha prorogato dal 1° gennaio 2024 sino al 31 ottobre 2024 il trattamento di integrazione salariale a favore dei dipendenti di Alitalia – Società aerea italiana Spa e Alitalia Cityliner Spa. L’importo complessivo non può superare il tetto massimo mensile di 2.500 euro. La misura, che non è ulteriormente prorogabile, è stata resa possibile per accompagnare i processi di ricollocazione dei lavoratori coinvolti dall’attuazione del programma della procedura di amministrazione straordinaria e consentire la realizzazione dei programmi formativi che possono essere cofinanziati dalle Regioni e Province autonome.