Il vizio italiano di svalutare il turismo: l’analisi di Preiti (Sociometrica)

Il vizio italiano di svalutare il turismo: l’analisi di Preiti (Sociometrica)
04 Settembre 11:08 2023 Stampa questo articolo

Il turismo è un “settore molto importante. Nessuno però lo tratta come tale”. È uno dei punti-cardine dell’intervento di Antonio Preiti, economista e responsabile di Sociometrica, nel “Corsivo del giorno” su Il Corriere della Sera. Una disamina che inizia così: “Il turismo è un mistero, a suo modo: da un lato se ne parla come se si parlasse dell’Italia intera, dei suoi vizi e delle sue virtù. E in qualche modo è vero: si «vende/compra» proprio tutto del luogo dove si soggiorna; ne conseguono fiumi di aulico lirismo o di feroce scontento, a seconda dei casi; sempre «volando alto» sul generale e sull’astratto. Il turismo però non è solo un discorso sul Paese, è un settore importante dell’economia, e in questi mesi ha determinato il successo congiunturale dell’Italia rispetto a Germania e Francia”.

“Secondo alcune stime – prosegue Preiti – rappresenta il 6% della ricchezza del Paese, secondo altre arriva al 12% e oltre. Dipende dalla contabilità nazionale, che non contempla un settore specifico chiamato appunto «turismo» e per capirne l’impatto si devono fare molte operazioni di stima, che qui non faremo: è comunque un settore molto importante. Nessuno però lo tratta come tale: non c’è un fatturato complessivo di riferimento (come detto); raramente si vede una valutazione per destinazione (cioè per l’unità di grandezza effettiva che vale davvero su questo mercato); ancora meno troviamo analisi di customer satisfaction: sembra il settore dove le opinioni dei clienti non servono, mentre, nei fatti, contano più che in altri”.

In conclusione: “Il mistero alla fine sta in questo: tutti sentiamo il turismo come la cessione temporanea del nostro territorio, con tutti i turbamenti sentimentali che ne conseguono; mentre l’attività economica e l’imprenditoria che vi sono connessi le vediamo come residue, non meritevoli di seria attenzione, come fossero una materia «bassa», senza la «dignità» dell’industria”.

 

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