L’Ai sarà più intelligente di noi?
Da Airbnb a Uber, da Delta Air Lines a Booking. I big player del turismo, che si sono incontrati sul prestigioso palco dello Skift Global Forum di New York City, sono d’accordo: in un modo o nell’altro, l’intelligenza artificiale generativa rivoluzionerà ancora una volta il mondo dei viaggi, e avrà effetto anche sui posti di lavoro.
Ciò a cui assistiamo oggi è solo una prima piccola parte di quello che questa tecnologia sarà in grado di fare in futuro. A innescare tutto, almeno ai nostri occhi, OpenAi con ChatGpt, che ha da poco svelato l’arrivo di ulteriori nuove skill: saprà dare risposte vocali e analizzare pure le immagini.
Brian Chesky, ceo di Airbnb, ne è certo: «Le persone sovrastimano quanto cambierà nel breve termine e sottovalutano di gran lunga quanto potrebbe cambiare tra 10 anni». Come spiega Brad Gerstner, alla guida della società di investimento Altimeter Capital, l’Ai generativa ha un grosso potenziale sulle nuove generazioni: «Può avere accesso a tutte le informazioni come quelle sui metodi di pagamento, sa dove gli utenti vogliono andare, quale meta o ristorante può fare al loro caso». Gerstner trova rivoluzionario anche l’annuncio di Meta di aggiungere un chatbot di Ai a WhatsApp; è un’operazione che ha l’aria di avere un’enorme portata.
L’intelligenza artificiale di tipo generativo ha la forza di poter assistere le persone in qualsiasi momento. «Risulta tanto efficace per aziende come la nostra – racconta il ceo di Uber, Dara Khosrowshahi – Consente di “coccolare” i clienti sempre, spingendo sulle diverse linee di business su cui si lavora». In sostanza, i tool in stile ChatGpt (o Bard di Google) daranno nuovo impulso alla customer experience, che sempre più necessita di personalizzazione e immediatezza, cose che per l’Ai sono praticamente pane quotidiano.
«Darà benefici anche nell’ambito delle esperienze – aggiunge Johannes Reck, cofounder e ceo di GetYourGuide – Migliorerà i contenuti e l’interazione degli utenti con la nostra offerta e gli itinerari saranno dinamici e iperpersonalizzati». Da parte sua, Eric Phillips, senior vice president e chief digital officer di Delta Air Lines, sostiene: «L’intelligenza artificiale connetterà meglio le cose, il ruolo fisico resterà imprescindibile e dovrà dialogare perfettamente con la tecnologia. Guardando alle compagnie aeree, mi aspetto un futuro più fluido e intuitivo, che non costringa i viaggiatori ad affrontare le complessità gestionali che invece il vettore deve gestire».
Capitolo importante all’interno dei nuovi scenari disegnati dall’Ai lo riveste il lavoro: «Intere categorie verranno rese più efficienti. I tour operator e le agenzie di viaggi dovranno essere capaci di sfruttare i benefici e restare saldi sul mercato. Lo sviluppo è un’opportunità», dice Jason Calacanis, imprenditore digitale e angel investor. «Lavoriamo in un settore competitivo e l’intelligenza artificiale può aiutare. I governi devono mostrarsi attivi», prosegue Glenn Fogel, al timone di Booking Holdings.
Sull’argomento, infine, si è espresso Masayoshi Son, ceo di SoftBank, che ritiene che entro 10 anni vedremo nascere un’intelligenza artificiale capace di superare l’intelletto umano in quasi tutte le aree. «È sbagliato affermare che l’Ai non può essere più intelligente degli esseri umani poiché è creata dagli umani – ha dichiarato Son – L’Ai apprende da sé, si allena e deduce proprio come un umano». Su questo punto almeno, va detto, noi giornalisti tenderemmo a essere scettici.