Perché il travel influencer ora fa sul serio
Personaggio popolare soprattutto in rete che è in grado di influenzare l’opinione pubblica e gli acquisti: questa è la definizione di influencer
secondo l’Accademia della Crusca. Di fatto, sono ormai dei professionisti della comunicazione che dominano la scena social e sono entrati prepotentemente nelle strategie promo-pubblicitarie di numerosi brand. Il loro peso specifico è stato monitorato dall’Osservatorio nazionale di influencer marketing (Onim) che ha stimato in circa 400 milioni di euro l’entità per quest’anno delle collaborazioni fra brand e influencer (+5% sul 2022 e +47% sul 2021).
Anche Upa (Utenti pubblicità associati) si aspetta una crescita significativa degli investimenti pubblicitari, in linea con quanto registrato nel 2021 (+12%) e nel 2022 (+8%). Numeri di tutto rispetto al punto che è stato coniato il neologismo “influencer economy” per identificare quel microcosmo di business generato dai social attraverso gli influencer, che annovera ormai agenzie specializzate e analisti di un mercato in continua evoluzione che già il prossimo anno potrebbe toccare un giro d’affari di 1 miliardo di euro.
In Italia, secondo Matteo Pogliani dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, sarebbero almeno 200mila i creator e influencer attivi
su vari fronti: «La loro attività è strettamente connessa al racconto e non c’è dubbio come il tema del viaggio sia certamente uno di quelli che più
si presta. Un racconto che funziona, lato utenti, perché fatto da una persona come loro, basato su un’esperienza personale che diventa una sorta di guida ritenuta credibile. L’affermarsi di canali, come TikTok, e di formati (gli short video) molto ricchi di contenuti e incentrati sull’infotainment ha reso il ruolo di queste figure ancora più rilevante». «E sono tanti – ammette Pogliani – gli influencer che hanno messo a sistema la propria conoscenza e credibilità fondando realtà specializzate nel costruire viaggi e vacanze. Comunque, destinazioni e strutture ricettive sono le realtà più impegnate a collaborare con gli influencer».
E i volumi generati sono importanti: «Nel 2022, solo su Instagram, abbiamo mappato oltre 11mila contenuti nati da collaborazione tra influencer/creator e brand del travel. Contenuti che hanno generato quasi 5 milioni di interazioni, dimostrazione dell’impatto di queste attività. Tra gli esempi concreti c’è il Trentino, una delle prime realtà italiane con un team dedicato. Mentre a livello internazionale vale la pena ricordare #InspiredbyIceland, la campagna realizzata in Islanda per rilanciare il turismo dopo l’eruzioni del vulcano Eyjafjallajöku. Oltre +267milioni di impression generate e +860mila potenziali futuri visitatori».
Gli esperti giurano che proprio il comparto dei viaggi sarà terreno fertile per l’evoluzione professionale degli influencer. Un esempio? Selena Castoldi, trent’anni, content creator: ha lavorato nel mondo del tour operating per poi specializzarsi nell’organizzazione di viaggi in Asia e nelle isole del Pacifico, collaborando attivamente con una agenzia di viaggi. Ha un suo sito – Inviaggioconselena.it – che registra ben 100mila visite mensili, con blog/post contenenti anche informazioni tecniche sui viaggi consigliati. Mica solo stories.
Il comparto, insomma, si sta professionalizzando e ha già una sua “casa” sindacale: si chiama Assoinfluencer ed è presieduta da Jacopo Ierussi, che spiega: «Abbiamo circa un centinaio di iscritti con diversi nomi prestigiosi che hanno deciso di supportare una realtà che oggi vanta rapporti con le maggiori media e talent agency, con le istituzioni, oltre che con le stesse piattaforme social. Ci stiamo battendo da tempo per avere un codice Ateco ad hoc così da semplificare i profili fiscali dei content creator, argomento sul quale da poco abbiamo tenuto un convegno in Corte di Cassazione con alcuni tra i maggiori fiscalisti in materia, coinvolgendo anche la Guardia di Finanza».
«L’attività divulgativa tramite convegni e articoli è una dei punti forti di Assoinfluencer e abbiamo portato in Parlamento le nostre istanze, sostenendo anche l’emendamento creators al ddl Concorrenza 2021, poi approvato dal legislatore – prosegue Ierussi – Siamo anche tornati in audizione in Senato per promuovere una soluzione costruttiva tra Meta e Siae quando i rapporti si sono incrinati e abbiamo formalizzato al legislatore ulteriori istanze per la categoria. C’è anche una nostra instancabile attività di lobby a livello europeo per seguire da vicino l’evolversi normativo nella Ue». E alla lotta per la professione si aggiungono, conclude il presidente, «i tanti servizi che i nostri iscritti ricevono grazie ad Assoinfluencer e Confcommercio Professioni con sconti e convenzioni che possono risultare utili tanto per il micro quanto per il macro influencer»