Israele, l’industria turistica si mobilita per gli sfollati
Più che anno zero, è il giorno zero. Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas, tutto è cambiato e ora per l’industria del turismo israeliano è il momento di investire in solidarietà. «Lo ricorderemo come il Sabato Nero», sottolinea in una nota l’Ufficio nazionale del turismo dello Stato ebraico, spiegando come l’intero comparto turistico – dal ministero competente alle numerose associazioni e organizzazioni di viaggi – si sia mobilitato per assistere le famiglie in grande difficoltà, tra lutti, traumi e il dramma dello sfollamento.
Il sanguinoso raid ha aperto una crisi profonda in Medio Oriente – con la Striscia di Gaza messa a ferro e fuoco da entrambe le parti, l’incubo di una guerra lunga, senza tregua ed estesa ad altri Stati e il mondo in apprensione per la minaccia di attentati – scosso Israele e messo in ginocchio il settore del turismo che, come in tutti i Paesi, stava rialzandosi dopo l’uragano Covid. «I siti culturali e religiosi – si legge nel comunicato – erano affollati e le spiagge brulicavano di famiglie. Le prenotazioni per il periodo autunnale e invernale erano molto numerose e continuavano a crescere, infondendo un forte ottimismo nell’industria turistica, che si stava avvicinando ai livelli record pre pandemia».
Mentre sale l’angoscia, con i tank israeliani pronti a guidare la controffensiva via terra e le diplomazie al lavoro con grande affanno, «il ministero del Turismo, in collaborazione con l’Israel Hotels Association e l’autorità nazionale per la gestione delle emergenze, sta assorbendo gli sfollati dalle aree sotto attacco, accogliendoli negli alberghi e negli ostelli della gioventù nel centro del Paese. Decine di migliaia di camere sono state assegnate alle famiglie dalle autorità locali in base alle loro esigenze e il titolare del dicastero, Haim Katz, ha caldamente invitato gli albergatori a collaborare facendo ogni sforzo possibile per dare un supporto». Attiva anche l’Associazione delle guide turistiche di Israele, che ha aperto una situation room per creare collegamenti con le organizzazioni di volontariato.
Duplice, invece, lo sforzo dell’Associazione Israeliana dei Tour Operator: offrire tour agli sfollati che soggiornano negli hotel e incoraggiare il turismo incoming nella regione, adattando il prodotto nel Negev occidentale per i gruppi di viaggiatori. L’Associazione israeliana delle agenzie e dei consulenti di viaggio si è mobilitata per garantire il ritorno in patria degli israeliani sui voli d’emergenza, dovendo fare i conti con le centinaia di voli cancellati. L’Associazione delle agenzie di viaggi aveva già aperto un centro informazioni lo stesso 7 ottobre, aggiornando gli agenti in tempo reale circa i voli soppressi, le modifiche al programma e i voli d’emergenza. Costanti i contatti diretti con le compagnie aeree per garantire politiche di cancellazione equa a beneficio dei passeggeri e i rimborsi. Proprio il nodo rimborsi, legato alla questione israeliana, ha mandato su tutte le furie l’Ectaa, che chiede un confronto all’Ue.
Intanto, l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv prosegue ininterrottamente l’attività: lo scalo è aperto per i decolli e gli atterraggi e fornisce servizi a tutte le compagnie aeree, israeliane e internazionali. Dallo scoppio della guerra Israir ha trasportato circa 50.000 passeggeri: sui suoi voli giornalieri per Eilat, il vettore offre biglietti per gli sfollati a a 69 Nis. Inoltre, continua a volare verso alcune destinazioni come Larnaca, Atene, Baku, Tbilisi, Batumi e Varna, anche alla luce del fatto che le compagnie straniere hanno sospeso i voli per Israele.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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