Ita-Lufthansa, la notifica all’Ue slitta a metà novembre
Slitta ancora una volta la data della notifica dell’accordo Ita Airways-Lufthansa all’Ue, che ora dovrebbe avvenire tra metà e fine novembre. Una variazione nel cronoprogramma che impone a Ita di rivedere i suoi piani di sviluppo della rete internazionale e soprattutto – stando a quanto pubblicato dai quotidiani nazionali – un’inevitabile ricognizione tra le banche per richiedere un nuovo finanziamento sotto forma di prestito a breve scadenza, necessario per mantenere una minima liquidità. A oggi la cassa di Ita dovrebbe contare circa 450 milioni di euro di liquidità, grazie a un buon andamento della stagione estiva, con un pre-consuntivo di circa 15 milioni di passeggeri trasportati nei primi 10 mesi dell’anno e 2,5 miliardi di euro di ricavi. Lo stesso direttore generale di Ita, Andrea Benassi, festeggiando i due anni di vita della compagnia con i dipendenti, ha ipotizzato un “piccolo utile” già nel 2024. Ma tutto questo se verranno rispettati i tempi legati alle procedure di approvazione dell’accordo con Lufthansa: vale la pena ricordare che il tempo necessario per avere il via libera definitivo da Bruxelles è di 90 giorni.
Il ritardo per l’inoltro della notifica è stato in buona parte provocato dalle famose “100 domande” che la Direzione generale della Concorrenza Ue hanno inviato a Lufthansa ed al Mef nella cosiddetta fase di pre-notifica. La strategìa adottata ora dai futuri “soci” è quella di predisporre una documentazione completa e inattaccabile con l’assolvimento di tutte le richieste avanzate da Bruxelles, in materia di cessione sia di slot che di servizi complementari, per procedere spediti verso la definitiva approvazione dell’accordo. Calendario alla mano, la piena operatività della partnership dovrebbe scattare entro aprile.
D’altra parte il ricorso al prestito potrebbe risultare fondamentale per tener fede anche all’impegno di potenziare la flotta Ita, dagli attuali 73 aeromobili ai 95 aerei previsti per fine 2024 con un investimento che dovrebbe sfiorare 1,3 miliardi di euro e al tempo stesso attuare quella operazione di fuel hedging, ovvero accantonamento di cherosene a prezzo concordato per scongiurare batoste legate a possibili impennate del prezzo del petrolio, causate dalle esistenti e pesanti instabilità geo-politiche come i venti di guerra in Medio Oriente.