La rimonta Uk, travel britannico sotto esame
Il Regno Unito si trova di fronte a prospettive economiche difficili. I prezzi dell’energia dovuti alla guerra della Russia in Ucraina hanno interrotto la ripresa. Un mercato del lavoro, storicamente teso, ha anche spinto l’inflazione a livelli record. Abbassare l’inflazione è un prerequisito per una stabilità e una crescita durevoli. Premessa, questa, per un’analisi in chiave incoming a cura dell’Ufficio Studi Enit, in occasione del Wtm di Londra.
L’INFLAZIONE RALLENTERÀ
La crescita del Pil dovrebbe attestarsi sullo 0,4% nel 2023 e migliorare moderatamente fino a raggiungere l’1% nel 2024. I consumi e gli investimenti del governo continueranno a sostenere l’economia. Sia l’aumento dei prezzi dei servizi, che i prezzi elevati dei beni, contribuiscono alla persistenza dell’inflazione: nel mese di aprile era al 6,8%, il tasso più alto osservato da marzo 1992. Si prevede che l’inflazione complessiva rallenterà sulla scia del calo dei prezzi dell’energia scendendo al 3,2% nel 2024. La politica monetaria rimarrà restrittiva, pesando sempre di più sulla produzione e abbassando l’inflazione e l’orientamento fiscale tra il 2023 e il 2024. Ciononostante l’Italia resta in cima alle preferenze di vacanza dei turisti britannici.
IL LEISURE TRAINA LA RIPRESA
Nel 2022, i residenti nel Regno Unito hanno effettuato 71 milioni di visite all’estero, con un aumento del +270,6% sul 2021 e il 23,8% in meno rispetto al 2019. Le vacanze rappresentano il motivo principale: 45,6 milioni sono stati i viaggi per vacanza effettuati dai britannici nel 2022, il 64,3% del totale (-22,2% sul 2019). Circa 19 milioni i viaggi all’estero per visitare parenti e amici (-19,3% rispetto al 2019), mentre sono a quota 4,8 milioni le trasferte di lavoro (-46,3% sul 2019).
VIAGGI AEREI AI RAGGI “X”
Il 3,9% del complesso dei passeggeri negli aeroporti italiani da gennaio a settembre 2023 ha avuto origine dal Regno Unito, per un totale di oltre 290mila passeggeri – considerando solo i dati dei voli che transitano sui sistemi Gds – contro i 262mila dello stesso periodo del 2022, segnando una crescita del +10,7%. Si tratta nel 59,8% dei casi di arrivi prevalentemente effettuati da un passeggero (49,5%) o due (23,1%). Seguono i piccoli gruppi da quattro passeggeri (5,7%) o tre (4,9%), fino a cinque nel 2,1% dei casi. Altre modalità per il 14,7% dei passeggeri. La classe di viaggio è nel 77,7% dei casi l’Economy, mentre il 10,9% opta per la Premium e l’11,2% per la Business class. Soltanto lo 0,2% viaggia in Prima classe.
VOLI DAL REGNO UNITO: IL RANKING DEGLI AEROPORTI
Le principali destinazioni britanniche sono collegate agli aeroporti di Roma Fiumicino (15,1% del totale da Heathrow e 3,7% da Gatwick), a quello di Milano Linate (14,4% da Heathrow e 4,5% da London City Airport) e a Milano Malpensa (6,0% da Heathrow). Seguono gli scali di Venezia (6,1%), Napoli (4,3%) e Bologna (3,7%), poi Catania (2%). Sotto il 2% gli aeroporti di Firenze e Torino.