Caro vacanze, botta e risposta Montanucci-Caraffini
Enrica Montanucci affonda: «Preventivi irragionevoli e un aumento spropositato del mark up». Luca Caraffini para: «Il prezzo non lo fanno il t.o. e l’agenzia di viaggi, ma il mercato». Il duello, cavalleresco, nel mondo delle adv va in scena sulla pagina Facebook Maavi #nonsmetteremodiviaggiare. En garde.
La presidente di Maavi affila la lama e lancia una provocazione: «Dopo essere stata inondata di messaggi di conferma della mia sensazione riguardo a un rincaro dei prezzi, specie sul lungo raggio, “da fuori di testa”, inizio a pensare che davvero il buon senso sia svanito». È solo l’incipit, Montanucci non si ferma qui: «Capisco i piani imprenditoriali per rientrare di tre anni pesanti, ma non tutto insieme però, perché cosi si brucia il vantaggio del viaggiare come desiderio primario». Eccole le cifre che l’hanno fatta sobbalzare: «18mila euro in 2 per due settimane in Madagascar non possono avere senso. Come 15.000 in due in Sardegna. Forse – si chiede Montanucci – bisognerebbe usare di più la testa e il confronto? Perché io, agente di viaggi, una soluzione per tenere il cliente la trovo, ma non è questa la strada migliore per un futuro sano. Se qualche t.o. deve ingrassarsi come un cappone prima del sacrificio finale, non deve farlo a spese del mercato». Touché.
Vanno bene gli aumenti, insomma, ma non così. La provocazione non lascia insensibile Luca Caraffini, altro storico attore del travel, amministratore unico di Istante Viaggi, già amministratore delegato di Geo Travel Network e Welcome Travel Store. Ecco la prima stoccata: «Il prezzo non lo fa il t.o. e tantomeno l’agenzia. Lo fa il mercato. Se il t.o. trova il proprio break even con 200 persone a settimana per 9mila euro cadauno e vende soli 190-210 posti, fa bene ad alzare i prezzi. Non si tratta di recuperare gli anni persi, che nessun piano di recupero potrà restituire, ma di guadagnare il più possibile. Siamo aziende, non onlus. Certo, lo stesso t.o. dovrà poi confrontarsi con il mercato e semmai nel tempo pagarne le conseguenze».
Non è tutto. Caraffini continua: «I rincari non dipendono solo dai t.o. Anzi, penso che sia l’intera filiera sotto pressione. Il 12% su 9.000 euro non è per un adv come incassare il 12% su 4.500 euro. Quindi, noi dovremmo auspicare di andare in questa direzione, per lavorare in un settore sano, che non si limita a raschiare il fondo del barile. Se viene lanciata una destinazione nuova, bisogna tenere i prezzi bassi per attirare l’attenzione? Ma operando così, il settore resta debole». Il ragionamento, dice, deve essere un altro: «Ti offro un prodotto che non puoi trovare online? E allora pagalo, cliente!».
Pronta la contreplica di Montanucci: «Ho il polso del mercato e faccio un esempio pratico: a settembre 2023, le domande di Capodanno sono impazzite, con prezzi in salita totale. Risultato: blocco delle vendite e un Capodanno che sarà ricordato come il più magro di sempre. C’è una via di mezzo: ci sono piccoli e sanissimi t.o. che praticano prezzi equi: non 3.500 euro, ma nemmeno 9.000. Due estremi, questi, che mi fanno dubitare. Non dubito invece se il prezzo è una via di mezzo». Quello che la presidente di Maavi chiede, in pratica, sono «minori spese di gestione e più attenzione al cliente».
Guardare più a una prospettiva generale e non al particolare, sottolinea invece Caraffini: «Noi non dovremmo “sgridare” il t.o. esoso, ma porgere parecchie domande a quello economico. Credo che il settore debba cambiare rapidamente, in primis le agenzie».
Montanucci abbraccia in pieno il mantra di Caraffini e appone il sigillo finale: «Applicarsi per fare davvero la differenza, trovare nuove idee e nuove strade». Intesa raggiunta, spade rinfoderate.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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