Incoming, Burgio insiste: «Alpitour può fare la differenza»

Incoming, Burgio insiste: «Alpitour può fare la differenza»
14 Febbraio 12:22 2024 Stampa questo articolo

Torna a parlare di incoming il presidente di Alpitour World, Gabriele Burgio, e lo fa presenziando all’inaugurazione a Roma – presso il ministero delle Imprese del Made in Italy – della mostra Identitalia, che ospita i 100 brand più iconici dell’imprenditoria italiana.

Essere accanto a Ferrari, Dolce & Gabbana, Ferrero-Nutella, Barilla, Lavazza, Campari, Fiat, Pirelli, Bulgari, ma anche Msc, in una mostra sui marchi più popolari del nostro Paese, per il Gruppo di origine torinese vuol dire far parte della storia dell’imprenditoria più creativa. Ecco perché Burgio è legittimamente orgoglioso e ci spiega: «Oggi questa mostra, per noi che da 75 anni operiamo nel turismo organizzato, vuol dire, non solo un traguardo, ma un punto di partenza perché abbiamo lavorato sulla nuova identità del Gruppo che potremmo riassumere in tre valori: affidabilità, sicurezza e tanta innovazione. Una evoluzione che raccontiamo bene in questa esposizione».

Un nuovo inizio che significa anche esplorare altri terreni fertili come l’inbound? «Direi che un brand così iconico come il nostro può fare la differenza anche nell’incoming, visto che ormai ci riconoscono anche all’estero, esattamente come succede in Italia. Abbiamo già un buon ritorno anche nei nostri alberghi a 5 stelle (VRetreats, ndr) dove il 90% della clientela è internazionale. Ma affacciarsi a tutto campo nell’incoming significa strutturarsi al meglio, organizzarsi, in una parola industrializzarsi, perché l’Italia il prodotto ce l’ha e ce lo invidiano pure altri Paesi che sono molto competitivi con un’offerta che hanno iniziato ad allestire quasi dal nulla. Al contrario il nostro Paese può vantare luoghi unici nel loro genere. Noi come Alpitour World già presidiamo l’intera filiera del turismo organizzato con sette sedi, sedici uffici nel mondo e oltre 4.700 dipendenti. Stiamo già facendo la nostra parte e possiamo evolverci».

E sulle vicende societarie, che a breve potrebbero avere l’epilogo atteso dai mercati, Burgio è stato sibillino, limitandosi a una battuta: «Certamente noi lo sapremo a cose fatte».

Intanto oggi Alpitour si gode la vetrina al Mimit (per visitarla è necessario prenotarsi [email protected]). Chiamata Alpi alle sue origini, fondata dalla famiglia Isoardi, Alpitour ha  organizzato i primi viaggi in bus e treno negli anni Cinquanta e i primi viaggi all inclusive alle Baleari negli anni Sessanta, presidiando il mondo dei viaggi con una sua identità e con cataloghi connotati dal gabbiano, sempre più mirati. Oggi è il polo turistico integrato più importante del panorama italiano e uno dei più rilevanti in Europa. Composto da cinque divisioni – tour operating, aviation, hotel management, incoming e travel agency – il Gruppo presidia l’intera filiera turistica, con un movimento complessivo di oltre 2 milioni di clienti.

L’exploit pubblicitario con la sua campagna televisiva “No Alpitour? Ahi, Ahi, Ahi!” e un jingle inconfondibile ha negli anni definitivamente consacrato Alpitour, che in questa mostra è collocata nell’area dei sogni insieme a Msc Crociere e Saturnia Terme, altri brand italiani iconici del mondo delle vacanze.

Negli ultimi anni il marchio è tornato in televisione a più riprese, riprendendo prima il claim storico che l’ha reso famoso e inserendo, poi, con nuovi messaggi: recente Io in un villaggio? Mai!, che mira a scardinare tutti i luoghi comuni delle vacanze organizzate con ironia e semplicità. Accanto, si sono susseguite centinaia di campagne digital, radiofoniche e su carta stampata con un media mix sempre ampio e articolato, per raggiungere milioni di persone.

«Siamo da tempo nel cuore e nella mente di milioni di italiani – conclude Burgio – e il nostro brand è più vivo che mai e presta il suo nome anche al Gruppo, Alpitour World: un’eredità che abbiamo vogliamo proteggere e celebrare, perché questo marchio ha fatto il turismo italiano. Il ministero delle Imprese e Made in Italy ha reso possibile un’operazione preziosa e molto importante: del resto, non si può guardare al futuro senza sapere ciò che si è stati».

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Andrea Lovelock
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