Boeing, ancora bufera: “Non ha fornito documenti sul caso Alaska”
Documenti non consegnati agli investigatori e Boeing finisce nuovamente nella bufera. La polemica riguarda l’incidente del 737 Max 9 di Alaska Airlines del 5 gennaio scorso.
Secondo quanto riporta Travel Weekly, infatti, mercoledì la presidente del National Transportation Safety Board, Jennifer Homendy, ha dichiarato alla commissione per il commercio del Senato che Boeing non ha fornito agli inquirenti informazioni cruciali per condurre pienamente le indagini sull’esplosione in volo del tappo del portellone che, come hanno stabilito i riscontri, è saltato perché non c’erano bulloni per fissarlo. A febbraio Ntsb ha spiegato che i bulloni, probabilmente, non erano stati reinstallati dopo il lavoro svolto sulla spina lo scorso settembre nello stabilimento Boeing di Renton, nello stato di Washington.
Homendy ha precisato che la Federal Aviation Administration (Faa) si è mostrata collaborativa, ma che Boeing invece «non ci ha fornito i documenti e le informazioni che abbiamo richiesto numerose volte, in particolare rispetto all’apertura, chiusura e rimozione del portellone e sul team che se n’è occupato a Renton».
Rispondendo a una domanda del senatore Ted Cruz (R-Texas), che chiedeva come mai a distanza di due mesi ancora non si sappia chi sia stato ad aprire il portellone, Homendy ha replicato: «Abbiamo tentato, la squadra investigativa sa che un manager e altre 25 persone si occupano delle porte a Renton, ma Ntsb non ha potuto parlare con il manager perché era in congedo medico. Volevamo i nomi degli altri 25, ma non ci hanno risposto. Quindi, abbiamo chiesto i documenti relativi all’ accaduto e in quale turno sia avvenuto ed è assurdo che due mesi dopo non li abbiamo».
A quel punto, è arrivato l’ultimatum di Cruz: pretende dall’Ntsb una risposta scritta tra una settimana per sapere se Boeing ha deciso di collaborare o meno: «Mi aspetto che abbiate quella lista di 25 nomi».
La presidente della commissione Maria Cantwell (D-Wash.) ha chiesto se l’Ntsb sia riuscito a sapere da Boeing quali siano le procedure specifiche per «identificare, archiviare, proteggere, recuperare e conservare i record di qualità. Sono stati disponibili su questo?». Homendy, però, ha risposto che non hanno ricevuto informazioni in merito.
La contromossa di Boeing non si è fatta attendere: in una dichiarazione ufficiale sostiene di aver fornito all’Ntsb «l’elenco completo delle persone presenti nel team di porta del 737. Continueremo a collaborare in modo completo e trasparente con le indagini dell’Ntsb».
Homendy ha fatto sapere, inoltre, che l’Ntsb stava indagando anche sui dipendenti della Spirit AeroSystems che hanno lavorato sui rivetti, ma non sanno chi si sia occupato del tappo della porta: questa società ha prodotto la fusoliera. Intanto, la Faa ha riscontrato nel suo audit sull’incidente «numerosi casi in cui Boeing e Spirit AeroSystems non avrebbero rispettato i requisiti di controllo della qualità della produzione».
Dopo un incontro avvenuto il 27 febbraio, l’amministratore della Faa, Mike Whitaker, ha detto al ceo di Boeing, David Calhoun, che la società aveva 90 giorni di tempo per elaborare uno schema del suo piano d’azione per risolvere i problemi di controllo della qualità.
Di recente alcuni azionisti hanno annunciato di voler intentare una causa a Boeing, mentre, a causa del ritardo nella consegna degli aerei del colosso americano, Ryanair ha comunicato di essere stata costretta a rivedere l’operativo estivo.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
Guarda altri articoli