Roma, le contraddizioni della tassa di soggiorno

07 Luglio 11:58 2017 Stampa questo articolo

Il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, interviene sulla tassa di soggiorno, di cui il Comune devolverà al turismo solo il 3%, pari a circa 2,8 milioni di euro, dell’intero introito generato nel 2016. Una percentuale che, sebbene molto al di sotto di quanto disposto da apposite delibere della Giunta capitolina (la quota era stata fissata al 10%), per il numero uno dell’associazione è meglio di niente: «Dopo anni durante i quali il turismo della Capitale non ha visto neanche un euro derivante dall’incasso della tassa, almeno ora esiste un sia pur limitato budget per affrontare priorità com la sicurezza della ricettività e la regolarizzazione dell’offerta extra-alberghiera, il decoro urbano, la pulizia delle strade e altri servizi per l’ospitalità turistica».

Non è dello stesso parere Ezio Biagioli, titolare del t.o. romano Estland e consigliere Fiavet, che in una lettera al nostro giornale sottolinea come «L’annuncio del 3% della tassa di soggiorno assegnato al turismo è di estrema gravità poiché, di fatto, l’attuale Giunta ha disatteso una serie di delibere approvate negli anni scorsi. Solitamente quando si contravviene a una regola il singolo cittadino va incontro a sanzioni. Nel caso dei Roma, invece, è stato compiuto un passo falso, rendendo la contravvenzione di pubblico dominio senza alcun pudore».

Biagioli menziona, tra l’altro, la delibera n° 44 del 2014 dell’Assemblea Capitolina che all’articolo 12 recita: “Viene costituito un tavolo tecnico composto da delegati dell’amministrazione e delle associazioni di categoria (mai convocato, sottolinea Biagioli) allo scopo di monitorare l’applicazione della disciplina. E di destinare il 10% del contributo di soggiorno e dell’eventuale extra-gettito a spese per arredo urbano, decoro e promozione turistica”.

«C’è poi da considerare – aggiunge il consigliere Fiavet – un altro fatto di eguale gravità: calcolatrice alla mano, il 3% di prelievo dalla tassa di soggiorno, che equivale a meno di 3 milioni di euro, significa che nel 2016 l’incasso complessivo non ha superato 95 milioni di euro. Ben al di sotto dei 120 milioni di euro incassati sempre con la tassa di soggiorno nel 2015. Ma se lo scorso anno ci sono stati più pernottamenti turistici, come mai l’introito complessivo risulta molto inferiore? Chi ha barato sui conteggi?».

Alla domanda di Biagioli ha risposto indirettamente lo stesso Roscioli, che ha così spiegato la contraddizione: «Questa differenza è la riprova eclatante che in un anno è cresciuto enormemente il sommerso, il non dichiarato e quindi le case-vacanze e gli affitti brevi fuori regola. Ragione in più per chiedere a Questura e Comune un severo controllo delle licenze».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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