Turisti lgbtq nel mirino Isis:
allarme rosso dagli Usa
L’alert è tanto chiaro quanto inquietante. In una nota il Dipartimento di Stato Usa fa scattare l’allarme rosso per i viaggiatori lgbtq all’estero, mettendoli in guardia da possibili violenze nei loro confronti da parte di organizzazioni terroristiche.
Il consiglio ai cittadini statunitensi, dunque, è di prestare la massima attenzione nei luoghi frequentati dai turisti, senza però indicare Paesi specifici. In particolare, l’Fbi ha fatto sapere i pericoli potrebbero arrivare durante i raduni e le celebrazioni del Pride a giugno. Inoltre, è stato suggerito ai viaggiatori lgbtq di iscriversi allo Smart Traveller Enrollment Program per ricevere avvisi e agevolare i contatti in caso di emergenza.
Neela Ghosal di Outright International ha però criticato il Dipartimento di Stato per la mancanza di dettagli, sottolineando che se non vengono fornite informazioni precise c’è il rischio di creare un’ansia maggiore nei turisti. «Il terrorismo è uno dei modi in cui le personel lgbtq vengono prese di mira durante eventi pubblici», ha osservato Ghosal.
Le agenzie federali hanno comunque citato messaggi anti-lgbtq dell’Isis e un tentativo d’attacco, della stessa matrice, con un coltello a Vienna. Constatato anche l’aumento delle violenze in occasione dell’anniversario della sparatoria al nightclub Pulse di Orlando, che provocò 49 morti e 53 feriti. Glaad (Gay & lesbian alliance against defamation) ha registrato almeno 145 episodi di molestie, vandalismo e aggressioni contro persone ed eventi Lgbtq durante il mese del Pride negli Stati Uniti lo scorso anno.
Le notizie in arrivo dagli Usa non possono che preoccupare Alessio Virgili, presidente di Elta (European Lgbtq+ Travel Alliance): «Sapevamo del precedente alert degli Stati Uniti – ci spiega al telefono – ma il fatto di essere passati allo step successivo significa che l’allarme va preso seriamente in considerazione. Peraltro ci sono segnali inequivocabili anche in Europa, perché quanto viene ripetuto spesso in chiave populista da alcune frange politiche crea disagi nella testa delle persone più fragili».
Già, e l’Italia? «Inutile girarci intorno: la percezione che si ha all’estero del nostro Paese in tema di diritti non è particolarmente favorevole, anche per chi si occupa di turismo lgbtq come noi. La scorsa settimana a Bruxelles, alla seconda edizione degli Stati generali del turismo Lgbtq+, oltre a quello della Commissione Ue, è arrivato anche il forte sostegno della presidente Enit, Alessandra Priante, intervenuta con un video. Resta però il fatto che alla presentazione della mappa che riassume lo stato dei diritti lgbtq ho provato un certo imbarazzo: l’Italia è al 36° posto su 49 Stati, più vicina ai Paesi dell’Est e agli antipodi con la Francia, ad esempio. La notizia ha fatto subito il giro del mondo e ovviamente si ripercuote sul nostro Paese anche in termini turistici».
È lecito attendersi a breve anche un alert del Viminale simile a quello degli Stati Uniti? «Me lo aspetterei – replica Virgili – ma francamente non so se ci sarà, perché c’è molta poca attenzione da parte delle nostre istituzioni. Sento spesso dire che “non ci sono problemi, c’è inclusione”, però in alcuni annunci di alberghi ho letto che “si accettano tutti tranne i gay e gli animali”. Ecco perché faccio fatica a vedere il bicchiere mezzo pieno in Italia, dove avverto un clima politico che comincia a preoccuparmi parecchio».
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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