Brasile, ipotesi spiagge privatizzate. Ed è subito polemica
Privatizzare le spiagge e abbattere un caposaldo della cultura brasiliana. La proposta di revisione costituzionale sta alimentando una violenta polemica politica nel Paese più grande dell’America latina, che conta oltre 7.500 km di coste e dove la legislazione nazionale prevede che tutte le spiagge appartengano al governo federale con una gestione diretta della Marina.
Il progetto di revisione porta la firma di Flavio Bolsonaro, figlio dell’ex presidente di estrema destra Jair, che non ha mai nascosto il sogno di realizzare una “Cancun brasileira” e portare a termine un’autentica rivoluzione con la privatizzazione di ampi tratti della costa, aprendo così la strada a forti investimenti privati per l’insediamento di strutture alberghiere di lusso e complessi ricettivi rivolti anche al turismo di massa. La proposta prefigura l’affidamento della gestione delle spiagge ai diversi stati brasiliani, con libere opzioni rivolte al settore privato.
Secondo quanto riportato dal media specializzato Lechoturistique.com, i gruppi di difesa ambientale delle zone costiere, che operano all’interno del Parlamento brasiliano, stanno cercando di contrastare questa revisione costituzionale perché potrebbe dare libero sfogo alla “forte pressione di immensi interessi immobiliari”. Ciò comporterebbe una crescente occupazione delle zone costiere, mentre l’erosione e le tempeste – sostengono gli ambientalisti – sarebbero sempre più intense a causa dei cambiamenti climatici.
Ma le preoccupazioni vanno oltre l’aspetto ambientale e toccano una parte molto importante e delicata della cultura brasiliana, qual è il libero accesso alle spiagge. Al momento il progetto di revisione costituzionale è già stato approvato dalla Camera dei Deputati, ma la pressione popolare è fortissima e potrebbe rallentarne l’adozione al Senato.