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Accor cede il 55% degli hotel di proprietà: fine di un’epoca

Cade anche l’ultimo tabù per la catena francese Accor Hotels, l’unica fino a poco tempo fa a mantenere il totale controllo – non solo la gestione ma anche la proprietà – dei suoi hotel.

Se un tempo, infatti, il settore dell’ospitalità dedicava enormi investimenti al mattone e alle mura delle sue strutture – preferendo la proprietà sia come bene rifugio che valore immobiliare – negli ultimi anni il trend ha avuto una netta inversione di marcia. Soprattutto se si prendono in considerazione le catene di hotel europee (spagnole in primis).

Martedì scorso, invece, il Gruppo francese ha ceduto il 55% di AccorInvest, la filiale che controlla la maggior parte delle proprietà immobiliare, a un gruppo di investitori istituzionali per la cifra di oltre 5,3 miliardi di dollari. La vendita riguarda solo la proprietà, dato che Accor manterrà comunque la gestione delle strutture.

Tra gli acquirenti del Gruppo che controlla brand come Novotel, Ibis e Mercure ci sono rappresentati di fondi legati ai governi di Singapore e Arabia Saudita oltre ad alcune banche francesi e società di assicurazioni.

Il ceo del Gruppo, Sebastien Bazin, ha spiegato in una nota che la vendita è stata un successo e che con gli incassi Accor si prepara a espandere il suo portafoglio e la crescita globale per competere ancora di più con Airbnb e Olta – con la intermediazione, quindi – considerati da Accor i veri e propri competitor.

Giusto un anno fa la società francese aveva sganciato AccorInvest dal controllo diretto, modificandone il business model, con l’obiettivo di attrarre nuovi investimenti. Ad oggi, con 891 hotel, AccorInvest mantiene il 45% delle strutture di proprietà e conta con circa 30mila dipendenti in 27 Paesi.

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