Il coronavirus presenta il primo conto agli aeroporti europei: secondo Aci Europe (l’associazione che raggruppa circa 520 aeroporti di 45 Paesi del Vecchio continente), nel primo trimestre dell’anno, a causa dell’emergenza sanitaria gli scali europei perderanno 63 milioni di passeggeri, pari a un calo complessivo del -13% e con un danno economico di quasi 1,3 miliardi di euro.
Un effetto tsunami che inevitabilmente si ripercuoterà sul consuntivo 2020, che sempre secondo le prime stime di Aci Europe potrebbe registrare una diminuzione record di 187 milioni di passeggeri con un calo complessivo del -7,5%, in una annualità che, prima del Covid-19, doveva attestarsi su una crescita del +2,5%.
Aci Europe rilancia, in ogni caso, l’importanza di mantenere la connettività aerea nel mondo e in Europa, tanto più rilevante in tempi di crisi sanitarie, con la priorità assoluta di proteggere i passeggeri e preservare alti livelli di igiene e sicurezza in tutte le aree aeroportuali.
Ma è essenziale, conclude la nota di AciEurope, “che tutti i governi considerino i divieti di viaggio e altre misure che interferiscono con la connettività aerea solo come ultima risorsa e per un tempo limitato. Così come è indispensabile che i governi adottino protocolli sanitari ad hoc per la gestione delle infezioni del personale aeroportuale, dal momento che quelli standard possono compromettere la continuità operativa e quindi non essere adatti allo scopo. A tal proposito chiediamo urgentemente un coordinamento europeo con l’intervento diretto anche di referenti istituzionali come l’Ue, per un tempestivo intervento che non paralizzi l’attività aeroportuale”.