Addio a Vittorio Ducrot, icona del turismo italiano
Esperienze uniche in luoghi lontani. Il lusso che non disdegna l’avventura. E viceversa. La sostenibilità come rispetto di terre e popoli. Quella che oggi è una moda, un tempo fu un’intuizione: ad averla Vittorio Ducrot, fondatore di Viaggi dell’Elefante, di cui oggi con estremo dolore annunciamo la scomparsa. Classe 1933, avrebbe a breve compiuto novant’anni: ci ha lasciati a Roma dove il suo tour operator, guidato dal figlio Enrico, organizza ancora – nonostante Covid, guerre e altre catastrofi – quei viaggi esclusivi che tanto amava Vicky.
Sì, Vicky. Perché così era solito firmarsi Vittorio in testi rimasti negli annali come la sua “Introduzione all’India”, pubblicata nel 2005 da Viaggi dell’Elefante Editore. Una pubblicazione-gioiello “risultato – parole sue – di un amore per l’India alimentato da 48 viaggi compiuti da Isabella (mia moglie) e da me dal 1967 al 2005, assieme a cari amici che hanno fatto da cavia a itinerari spesso assurdi”.
Vittorio Ducrot, di origini francesi, aveva tra gli antenati veri giganti: da Victor, progettista del canale di Suez, al generale Auguste, che combatté con Napoleone III nella battaglia di Sedan e difese Parigi dall’assedio dei prussiani nel 1871, fino al nonno Enrico, nato per caso a Palermo, dove creò all’inizio del Novecento l’azienda che progettò tra l’altro gli interni dei transatlantici Rex e Duilio.
Dopo aver perso tutto a causa del fascismo, Vittorio si trasferì a Roma e trovò lavoro nella nascente compagnia aerea Klm, che gli affidò il compito di disegnare le rotte transatlantiche: lui – racconta La Repubblica – trasformò queste tappe in veri e propri tour. Da qui, nel 1973, fondò Viaggi dell’Elefante, di cui Klm assunse il 40%, quota che poi negli anni la famiglia ricomprò.
Ci lascia, dunque, una vera icona del turismo italiano. Nei suoi uffici, in centro a Roma, il viaggio si incrocia con l’arte: ci immaginiamo per lui un paradiso popolato di elefanti, quadri e statue eclettiche, come quelle scolpite dall’altro figlio – Giuseppe – artista di professione come mamma Isabella.
«Lavorare con lui – ricorda Enrico – è stato un immenso privilegio. Solo chi, la seconda generazione e i più stretti collaboratori, ha avuto l’onere e l’onore di stare a fianco del fondatore può comprendere le sfide che il settore del turismo ha vissuto negli ultimi quaranta anni: ogni 5/6 anni una rivoluzione, continua».
«Da qualche anno – racconta ancora – Vittorio aveva dovuto rinunciare suo malgrado, per ragioni di salute, a venire in ufficio. Ma ogni giorno parlavamo dell’azienda, delle nuove sfide, del tremendo periodo del Covid e negli ultimi mesi della veloce ripartenza del settore: consigli, idee, confronti appassionati, lucidi, pieni di passione e saggezza. Il viaggio è stato un elemento fondamentale della sua vita, come la sua azienda, e una comunità sparsa in tutto il mondo che gli ha voluto bene. Come un amico e una guida. Occorrerebbe un libro per raccontare papà. Certamente ne varrebbe la pena».
Alla sua famiglia e allo staff di Viaggi dell’Elefante vanno le più sentite condoglianze del nostro giornale L’Agenzia di Viaggi Magazine. I funerali saranno celebrati mercoledì 4 maggio, alle ore 16, nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, in piazza Sant’Agostino, a Roma.