Stop ai pagamenti Bsp da parte delle agenzie verso quelle compagnie aeree che non stanno rimborsando: è questa la risposta dura e spazientita della distribuzione contro i vettori, rilanciata da Franco Gattinoni durante il webinar di Fto che ha aggiornato il comparto sulle mosse dell’associazione.
«Le compagnie aeree non rimborsano, sono in default e non hanno i fondi di garanzia. Questo è un problema. Il prossimo Bsp non lo pagheremo. Sfortunatamente siamo in credito, ma quando ripartiremo le compagnie che non danno i rimborsi non verrano pagate. Stiamo anche segnalando all’Enac i comportamenti scorretti dei vettori, che potrebbe arrivare anche a togliere la concessione dei voli». È la minaccia del presidente di Gattinoni Mondo di Vacanze e vice presidente di Fto, che insieme a Ectaa si è mossa fin da subito per cercare di tutelare le agenzie di viaggi dall’effetto coronavirus anche sul versante biglietteria aerea.
Ammontano a 35 miliardi di dollari i rimborsi non effettuati dalle compagnie aeree per via dell’emergenza coronavirus, una cifra «che rischia di far implodere il sistema oltre che i vettori stessi», dichiara Alfredo Pezzani, membro della commissione Trasporti di Ectaa e Fto, che fa il punto su un tema assai complesso e di enorme impatto, che rimette al centro lo storico duello tra Iata e le agenzie di viaggi.
«Ancora una volta Iata ha dimostrato totale disinteresse verso il mondo dell’intermediazione delle adv – commenta Pezzani – Peccando, di nuovo, per abuso di posizione dominante». A fronte delle richieste, sia da parte delle associazioni di categoria che da parte degli agenti nello specifico, c’è stato un blocco unilaterale da parte delle compagnie, e ciascuna ha fatto (o rifatto) la propria policy in corso: «i rimborsi sono stati praticamente bloccati, e la risposta di Iata, nella sostanza, è stata questa: sì, siamo a conoscenza della situazione e abbiamo fatto la nostra comunicazione, ma contestualmente vi ricordiamo di dover seguire le regole dettate dalle Reso, secondo cui bisogna rispettare i pagamenti al Bsp con l’eventuale possibilità di permesso di default in caso di mancato pagamento».
Fatto sta, quindi, che per la prima e la seconda quindicina di marzo ci saranno agenzie che, in linea teorica, dovranno pagare il Bsp perché, nonostante tutto, hanno emesso comunque biglietteria. «Iata ha bloccato il sistema di rimborso automatico – prosegue Pezzani, tra l’altro chief operating & service delivery officer in Uvet, per l’area business travel – Non solo sono stati congelati i rimborsi per evitare il fallimento dei vettori che non hanno soldi, ma si peggiora il cash flow delle adv obbligandole a pagare. È una situazione paradossale».
Proprio per questo, Ectaa – che in circostanze come questa non può agire come organizzazione – ha suggerito alle agenzie di viaggi, ognuna per proprio conto, di fare la propria richiesta al Travel Agency Commissioner (Tac), il soggetto super partes di Iata chiamato a risolvere le controversie tra vettori e adv: «il Tac, laddove interpellato, perché non tutti gli agenti sono a conoscenza di poterlo fare, ha dato ragione alle agenzie, dichiarando che nel caso in cui viene riscontrato un balance negativo tra dare e avere non bisogna procedere al pagamento del Bsp. In caso di mancato rimborso e debito con le compagnie è stata data la possibilità di detrazione».
Secondo Pezzani è venuto a mancare il coordinamento di una risposta serie e univoca. Anzi, «si obbliga l’agente ad aprire una disputa. Questo ribadisce che, nonostante il comparto agenziale rappresenta ancora la maggior parte delle vendite della biglietteria aerea, non riceve la giusta considerazione».
«Che cosa succederà a tutti quei biglietti che oggi non vengono rimborsati? E se le compagnie aeree falliscono? Non penso che ne usciremo tutti indenni da questa crisi – afferma il manager – Certo, mi auguro che venga attuato un piano straordinario per evitare ripercussioni tanto negative ma, come sappiamo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». Ectaa si è mossa fin da subito per gestire al meglio questo momento delicato, anche direttamente con la Commissione Trasporti dell’Ue, ma ad oggi si attende ancora una risposta.
Si aprirà, conclude Pezzani, anche un altro grande tema: «Per i rimborsi è previsto anche l’utilizzo dei voucher, che però non è uguale per tutti e nella gestione con il cliente richiede un lavoro ulteriore data la complessità dei prezzi e di altre policy che spunteranno fuori. Chi pagherà per questo? Nel businness travel, ad esempio, sarebbe giusto seguire il modello angolasassone e americano: si ricevono delle fee che sono in alcuni casi dieci volte superiori a quelle che vengono pagate in Italia. C’è riconoscimento della professionalità delle tmc. Per non parlare, ma questo è un altro discorso, delle commissioni alle agenzie di viaggi per i biglietti: lo 0,1%? Ma questa è una mera presa in giro. Auspico a una bella pulizia sul mercato. Non ci si potrà più improvvisare».