Nel dopo Covid, per gran parte delle agenzie di viaggi italiane, la parola certezza farà rima con incoming: è quanto suggerisce l’indagine del Centro Studi Turistici fatta per conto di Assoviaggi Confesercenti, presentata ieri in diretta Facebook, che ha monitorato l’universo dell’intermediazione composto da oltre 7mila agenzie e circa 4.300 unità locali per un fatturato totale di 12,1 miliardi di euro.
Lo studio ha rilevato che 3mila di queste imprese (il 26% sul totale) svolge già attività di incoming, con un valore di produzione che si aggira su 1,8 miliardi di euro, ripartito in servizi di trasporto (510 milioni), ristorazione e alloggio (800 milioni), musei (43 milioni), servizi professionali quali guide, accompagnatori (65 milioni), quote commissionali dei vari servizi (404 milioni).
Le attuali adv ricettiviste si concentrano in Lombardia (oltre 560), nel Lazio (510), Veneto (320) e Toscana (oltre 270). Secondo gli autori dell’indagine, anche se la stima del fatturato generato dall’attività delle ricettiviste non raggiunge ancora oggi risultati eclatanti, questa categoria svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo turistico dei territori, diventandone al tempo stesso promotori delle loro specificità e della rete di piccoli operatori locali che non avrebbero la forza di commercializzarsi attraverso i canali tradizionali.
Il loro punto di forza è la capacità di rimodulare le richieste dei turisti, di saper realizzare una diversificazione dei prodotti grazie alla valorizzazione degli attrattori territoriali meno affermati sui mercati turistici nazionali e internazionali. In sintesi, è un settore che non solo genera esternalità positive, ma trattiene sul territorio il valore aggiunto generato dalle loro proposte rivolte direttamente ai consumatori finali, ai t.o. con i quali collaborano o ad altre agenzie corrispondenti con sede in diversi territori.
Da qui la convinzione espressa dal Centro Studi Turistici e condivisa anche da Assoviaggi: esiste una relazione tra l’attività delle agenzie incoming, il sistema di imprese e la produzione attivata localmente. Siamo dunque in presenza di una grossa opportunità, di investire su una specializzazione incoming per intercettare una domanda che per i prossimi due anni sarà costituita prevalentemente da traffico nazionale e bacini esteri di prossimità (Francia, Austria, Svizzera, Spagna).
Al termine della presentazione, alla quale hanno partecipato anche il sottosegretario al Mibact Lorenza Bonaccorsi, il delegato Anci Turismo, Andrea Gnassi, ospiti del presidente di Assoviaggi, Gianni Rebecchi, è stata condivisa l’idea di procedere quanto prima a un confronto tra imprese turistiche e amministrazioni locali per ideare insieme progetti di sviluppo incoming che raccolgano soprattutto le istanze di una domanda post Covid che sarà caratterizzata da una forte richiesta di turismo sostenibile ed esperenziale.
«Il tema dei flussi – ha detto Bonaccorsi – sarà uno dei temi fondamentali per approntare il presidio dei mercati interno ed estero con offerte ad alta flessibilità e rispondere a una domanda in continua evoluzione. Occorrono modelli di sviluppo virtuosi, e considerando che, in base a una recente indagine, l’87% degli italiani che quest’anno ha trascorso vacanze in Italia è propenso a ripetere anche il prossimo anno una esperienza nel nostro Paese. Gli italiani nell’estate Covid hanno scoperto luoghi e suggestioni che possono certamente aiutare a sviluppare l’incoming organizzato, attento ai territori e alle sue peculiarità».
Gli ha fatto eco Andrea Gnassi, che ha ribadito: «C’è la volontà di gran parte dei Comuni di patrimonializzare il proprio territorio attraverso il turismo e nel Recovery Plan italiano dovrà esserci un posto di rilievo per il travel».
Soddisfatto Gianni Rebecchi: «Questa ricerca è uno primo passo per aprire un tavolo di lavoro tra associazioni, imprese e governo, sul tema del turismo incoming, magari rilanciando e revisionando quei Bonus Vacanze che, attraverso le agenzie di viaggi, possono davvero diventare uno strumento efficace per supportare lo sviluppo del nostro incoming partendo dal traffico domestico. Ma potremo anche andare oltre e ipotizzare un Bonus Vacanze europeo, nel quale l’Italia potrebbe detenere un consistente share, e aprire così nuove prospettive al nostro comparto ricettivo, declinando l’offerta Italia con le nuove esigenze espresse dal bacino d’utenza estera».