Affitti brevi, primo sì dell’Eurocamera a regole condivise
Sulle regole per gli affitti brevi si registrano passi avanti anche a Bruxelles. La Commissione per il Mercato interno e la tutela dei consumatori (Imco) del Parlamento europeo ha adottato in queste ore il suo mandato negoziale sulle nuove norme per rendere più trasparenti le regole sugli alloggi in affitto a breve termine.
Il testo – passato con 31 voti a favore, nessuno contrario e un’astensione – dovrà ora essere confermato in plenaria nella sessione del 2-5 ottobre per consentire l’avvio dei negoziati con il Consiglio, che ha già adottato la sua posizione.
Gli europarlamentari ritengono necessaria la condivisione dei dati sugli affitti brevi in tutta l’Unione europea quale premessa indispensabile per consentire al legislatore e agli Stati membri di adottare misure adeguate. Per questo sostengono la proposta di armonizzare le regole sulla raccolta dati relativi agli “short-term rented” (Str), così da contribuire inoltre a far emergere il loro impatto sull’indotto.
Il mercato degli affitti brevi, prenotati attraverso piattaforme come Airbnb e Booking, rappresenta circa il 25% degli alloggi turistici nell’Ue e sono in aumento. Sebbene questi affitti creino vantaggi per host, turisti e molte regioni – è la posizione che filtra dalla Commissione del Parlamento europeo – alcune indagini e ricerche confermano che la mancanza di norme adeguate contribuisce all’aumento dei prezzi delle case, all’overtourism, alla concorrenza sleale e impatta negativamente sulla vivibilità dei quartieri.
«Le regole che abbiamo adottato oggi – ha spiegato il relatore del testo Kim Van Sparrentak – garantiscono che le città abbiano accesso ai dati necessari per far rispettare le regole locali. Tra le piattaforme sta crescendo la consapevolezza nel sostenere la rimozione degli annunci abusivi, in linea con il Digital Services Act (Dsa). Sono fiducioso che potremo chiudere i negoziati con il Consiglio già quest’anno».
Nello specifico, si prevede che gli Stati membri dovranno creare un unico punto di ingresso digitale per ricevere dalle piattaforme i dati sull’attività degli host (ad esempio, indirizzo specifico, numero di registrazione corrispondente, Url dell’annuncio), su base mensile. La Commissione sarà incaricata di “semplificare le procedure di condivisione dei dati da parte delle piattaforme online e di garantire l’interoperabilità dei sistemi informatici”. I dati aggregati saranno utilizzati per compilare statistiche e contribuire all’applicazione delle politiche.
I parlamentari hanno anche incluso emendamenti per migliorare l’accesso pubblico alle informazioni e per consentire alle autorità pubbliche, alle piattaforme online, agli host e ai cittadini di comprendere meglio le nuove regole. Gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per adattare i loro sistemi di registrazione e creare l’infrastruttura informatica. I deputati hanno rafforzato gli obblighi per le piattaforme online, che dovranno garantire che le informazioni fornite dagli host siano “affidabili e complete e che il loro numero di registrazione sia chiaramente visibile nell’annuncio”. In linea con la legge sui servizi digitali, le piattaforme dovranno effettuare “controlli regolari a campione” sugli annunci e rimuovere quelli che non rispettano le disposizioni.
L’obiettivo è creare i presupposti per avere alloggi a prezzi accessibili, tutela dei centri urbani e delle aree rurali e favorire un turismo più sicuro e sostenibile.
In Italia da un paio di settimane si è aperto il dibattito intorno alla proposta normativa elaborata dal ministero del Turismo e consegnata a categorie e stakeholder, che prevede – nei suoi punti principali – l’obbligo del Codice identificativo nazionale, la permanenza minima imposta di due notti fino una banca dati nazionale e all’aumento delle sanzioni e multe. Perplessità dai Comuni mentre gli albergatori auspicano un iter rapido.