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Affitti brevi, scatta il Cin. Il sindaco di Amalfi: «Più poteri ai Comuni»

Amalfi da adobe

Amalfi

Per gli affitti brevi è l’ora del Cin. Terminata la fase pilota del database nazionale con l’entrata in scena delle ultime regioni, ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’Avviso –previsto ai sensi del Decreto legge n. 145/2023 – relativo all’entrata in funzione della Banca Dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili destinati a locazione breve o per finalità turistiche e del portale telematico (Bdsr) del ministero del Turismo per l’assegnazione del Codice identificativo nazionale. È il cardine della riforma degli affitti brevi, voluta dal Mitur.

Le disposizioni – si legge sul sito del dicastero – “entreranno in vigore dal 2 novembre 2024, sessantesimo giorno successivo alla pubblicazione dell’Avviso. In particolare, l’acquisizione del Cin è obbligatoria entro i termini chiariti nelle Faq dedicate. Per informazioni generali sul Cin è possibile contattare dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18:00, il numero dedicato Bdsr 06.170179245, attivo fino a venerdì 6 settembre, e il contact center del ministero del Turismo, 06.164169910.

AMALFI LANCIA IL SUO PIANO

E in questi giorni di fine estate, in cui il tema degli affitti brevi è tornato in primo piano – ieri lo scontro tra hotel e Airbnb in Puglia – Amalfi fa sentire la sua voce. Alle prese con invasioni di turisti tutto l’anno, la gloriosa Repubblica Marinara rilancia: più poteri ai Comuni per disciplinare extra alberghiero e locazioni brevi.

Della proposta – riportata dal sito ufficiale del Comune di Amalfi – si è fatto interprete il sindaco, Daniele Milano, durante l’Assemblea regionale di Anci Campania a Napoli, il 2 settembre: «Bisogna concedere la facoltà ai Comuni di poter intervenire su nuove aperture di attività extra alberghiere e sulla disciplina delle locazioni brevi, ma solo al superamento di una determinata soglia nel rapporto tra popolazione residente e posti letto turistici». Un’idea che si inserisce nel rovente dibattito nazionale e non solo – sull’overtourism e che, oltre alla Costiera, coinvolge Venezia, Firenze, Napoli, Roma, le Cinque Terre e l’Alto Adige.

Non a caso, proprio oggi, 4 settembre, alla Camera di Commercio di Salerno, il sindaco di Amalfi presenta “un set di azioni  puntuali e a 360° per una gestione del turismo più sostenibile in città”. Iniziativa che arriva a poco più di un anno dal varo della Destination management organization (Dmo) “Visit Amalfi” retta dal consulente Josep Ejarque: un progetto per la promozione, l’innovazione e lo sviluppo dell’offerta turistica del territorio di Amalfi.

Da anni Milano ha fatto suonare l’allarme sui danni procurati dalla crescita esponenziale e incontrollata dell’offerta di posti letto turistici, in primis lo spopolamento dei residenti in molti centri della perla della Costiera. Amalfi – in base alle cifre ufficiali – contava 5.530 abitanti nel 2002, 5.173 nel 2012 e 4.737 nel 2022. A oggi gli amalfitani residenti sono 4.653. Sempre più giù, insomma. Un calo verticale a favore di un’impennata costante e implacabile del settore extra alberghiero e degli affitti brevi. Tanto per essere chiari: il tasso di ricettività, l’indicatore che misura la capacità potenziale della destinazione rispetto al numero di residenti, registra un rapporto di quasi 1 a 1.

Ecco perché, sottolinea il primo cittadino, è l’ora dei fatti: «Bisogna intervenire sulla legge regionale che disciplina le strutture ricettive extralberghiere e contestualmente – in attesa di una migliore articolazione della normativa nazionale – estendere la facoltà di manovra in materia di locazioni brevi, consentita in Italia solo al Comune di Venezia, anche ad altre città che vivono più marcatamente i disagi riconducibili all’overtourism. Ai Comuni si attribuirebbe questo potere di intervento solo al superamento di una determinata soglia in base al rapporto tra residenti e posti letto turistici, ad esempio quando raggiungono almeno il 50% del numero degli abitanti. In questo modo, i sindaci non avrebbero un obbligo, ma una facoltà in più per il governo del territorio, rispettando così l’autonomia decisionale e la peculiarità dei singoli territori».

Ovviamente, precisa il sindaco di Amalfi, questo non è che il punto di partenza, dal quale aprire un confronto con associazioni di categoria e portatori d’interesse: «Ignorare il problema non è la soluzione ed occorre fare presto – avverte Milano – Esistono obiezioni che riguardano la proprietà privata e le rispetto, ma gli strumenti urbanistici in molti territori contemplano già dei “limiti”, in ragione di un equilibrato governo del territorio. La possibilità di destinare superfici ad attività del terziario è già agganciata a parametri che tengono conto della popolazione residente: è il caso del nostro Piano urbanistico territoriale. Non si possono aprire alberghi, per intenderci, ma ogni abitazione può diventare luogo per l’ospitalità per i turisti, molto spesso senza che ci siano sufficienti posti per i parcheggi».

Nella stessa direzione va  la proposta di modifica del Codice della Strada per l’introduzione di una Ztl territoriale, per la quale è in corso l’iter parlamentare ed è stata già registrata l’approvazione della Camera dei Deputati.

AIGAB: “BENE LA BDSR, MA ORA CONTROLLI SEVERI”

Sulla scena fa la sua comparsa anche l’Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi), che in una nota ufficiale condivide la lotta all’abusivismo ricettivo, all’evasione fiscale e plaude all’avvio della Bdsr. “Ora, però, i sindaci – e qui Milano sarà tutt’orecchi – devono avviare serie politiche di edilizia pubblica per sostenere i giovani nel trovare casa evitando regolamenti comunali arbitrari e lesivi della proprietà privata”.

“Perchè le nuove complessità introdotte con la Bdsr siano efficaci nella lotta al sommerso – si legge ancora – è necessario che i Comuni, cui sono demandati i controlli, si attivino per scovare coloro che promuovono online immobili senza Cin e li sanzionino. Per fare questo, i controlli devono partire dallo screening dei codici sui portali, incrociando i Cin con quelli presenti nella Bdsr. Diversamente, vorrebbe dire continuare a controllare chi è già in regola, rendendo inutile la burocrazia e i costi aggiuntivi delle nuove norme”.

La nota Aigab prosegue con un elogio e una critica: “La Bdsr costituisce un passo avanti per consentire allo Stato di misurare il numero di attività produttive nel mondo ospitalità. Non ci dispiace che ci siano un Codice nazionale e un database unico cui fare riferimento, anche se avremmo preferito che questo sostituisse e non si affiancasse a quelli regionali. In Italia abbiamo 20 normative regionali che continuano a definire nei dettagli le caratteristiche per poter mettere online una casa. E mentre i sindaci continuano a invocare più poteri per limitare il mercato e imputano agli affitti brevi, oltre allo spopolamento dei centri storici anche il cosiddetto overtourism e l’aumento delle tariffe, noi ribadiamo che per il bene di tutti sarebbe meglio fare sistema anziché cercare capri espiatori rispetto a criticità strutturali cristallizzate da decenni”.

In un passaggio della nota traspare anche un’implicita denuncia: “È sotto gli occhi di tutti la totale assenza di politiche pubbliche relative alle case per giovani e fuori sede, così come il fatto che l’affitto tradizionale con il contratto 4+4 ormai ha 40 anni e andrebbe aggiornato, come sarebbe ora di mettere mano ad un sistema di tutele per i proprietari”.

Riguardo al tema della sicurezza Aigab evidenzia: “Non ci dispiace offrire alti requisiti di sicurezza agli ospiti, anche se la gestione degli estintori poteva (e potrebbe ancora) essere più semplice. Le nuove misure introducono standard addirittura più elevati dell’alberghiero: gli estintori sono gli stessi previsti per i luoghi di lavoro e richiedono una manutenzione semestrale, alzando ulteriormente il costo e la complessità di gestione per le famiglie italiane, senza un vero beneficio”.

Fabrizio Condò e Andrea Lovelock

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