Dura requisitoria dell’Isvra, Istituto Sviluppo Rurale e Agriturismo, nei confronti dei governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni e degli organismi rappresentativi dotati di siti web vecchi e mai aggiornati. È Mario Pusceddu, presidente dell’istituto, a snocciolare una dopo l’altra le opere incompiute a dimostrazione dell’inutilità dei referenti istituzionali.
Dito puntato, ad esempio, contro il sito Agriturismo Italia presentato enfaticamente all’Expo 2015 di Milano, come strumento la cui consultazione – si leggeva in un comunicato stampa – avrebbe consentito di organizzare i soggiorni nei vari territori italiani”. Una piattaforma che oggi, accusa Isvra, riceve pochissime visite ed è priva di alcuna utilità per prenotare agriturismi.
«C’è poi – prosegue Pusceddu – il Sistema di Classificazione delle aziende agrituristiche (con la connessa attribuzione del Marchio Agriturismo Italia) che non è mai partito e, a cinque anni dalla sua istituzione, è ancora in corso una sperimentazione online nella sola regione Friuli Venezia Giulia».
Isvra attacca, poi, alcuni organismi portabandiera del settore. In primis Agriturist, a suo tempo fondatore dell’agriturismo italiano grazie alla presidenza di Simone Velluti Zati, che oggi, dopo i sei anni di presidenza di Cosimo Melacca, si è ridotto a poche centinaia di soci e l’ultima notizia pubblicata sul suo sito internet risale a marzo 2019.
E Terranostra che, sempre secondo i vertici Isvra è letteralmente scomparsa, assorbita, in ambito Coldiretti, dalla Fondazione Campagna Amica. Così come Turismo Verde che, a giudicare dall’ultima notizia pubblicata sul suo sito risalente al novembre 2017, risulta evanescente.
Ancora più desolante, conclude la nota Isvra è il servizio che i siti internet delle “fantomatiche” associazioni offrono alle imprese associate: su Agriturist l’ultima legge regionale di settore caricata è del 2013 e tante altre pubblicate prima sono state da tempo abrogate; sul sito web di Turismo Verde, di venti leggi regionali ne viene menzionata soltanto una, della Regione Abruzzo, risalente al 1994, anch’essa abrogata.