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Ai, domare l’indomabile.
Vademecum per il travel

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Domare ciò che oggi appare indomabile: ovvero l’intelligenza artificiale. È il fil rouge dei documenti sganciati dal governo nel corso della Settimana del Turismo di Firenze. Il primo paper – vale a dire il “Patto italiano per il Turismo” – fuoriesce dal Forum internazionale e porta la firma del ministro Daniela Santanchè, insieme a quella della Conferenza delle Regioni, di Enit Spa e delle principali associazioni e federazioni di categoria. Obiettivo: tracciare un percorso comune per accelerare lo sviluppo travel – nel solco dal Piano strategico per il turismo 2023/2027 – attraverso 10 direttrici: centralità, formazione, accessibilità, sostenibilità, pianificazione e sviluppo, qualità, governance, accelerazione dei processi, unicità e naturalmente intelligenza artificiale.

IL PATTO DI FIRENZE

Vediamo il paragrafo del Patto dedicata a quest’ultima: “L’innovazione tecnologica rappresenta un elemento cruciale per il futuro del turismo. Le tecnologie avanzate, come l’Ai, offrono nuove opportunità per migliorare sia l’esperienza del turista, sia l’efficienza degli operatori. Ci si deve impegnare a promuovere l’adozione di soluzioni digitali avanzate per migliorare il servizio clienti. I sottoscrittori – si legge – si impegnano a incentivare l’uso di strumenti di Ai per la personalizzazione dell’offerta turistica e l’analisi dei dati, così da migliorare la pianificazione e la promozione delle destinazioni”. E ancora: “Appare altresì necessario continuare a utilizzare l’innovazione digitale per favorire l’organizzazione e la gestione dell’offerta turistica a tutti i livelli di destinazione potenziando la collaborazione tra Regioni, Province autonome e ministero del Turismo e implementando informazioni, proposte ed esperienze sul Tourism Digital Hub nazionale anche attraverso i Destination Management System regionali”.

COSA ACCADRÀ ENTRO IL 2030?

E come ampiamente anticipato è stata proprio l’Ai il cuore pulsante del G7 Turismo di Firenze. Nel primo giorno di lavori, ovvero quello riservato al side event, il Mitur ha reso pubblici i risultati dello studio dal titolo “Impatto dell’Ai nel contesto italiano e globaleda qui al 2030, elaborato dalla Fondazione Tor Vergata e OpenEconomics per il ministero. Analizziamo qui i dati salienti, solo accennati nelle precedenti cronache. Punto primo: la spesa turistica aumenterà del +5-10% promuovendo l’adozione dell’intelligenza artificiale; sul fronte dei flussi turistici, grazie a offerte e promozioni ad hoc, si prevede una riduzione della concentrazione estiva fino al 15% e un alleggerimento del 20% degli arrivi nelle aree sovraffollate.

Terzo pillar: efficienza delle imprese turistiche. Ebbene, gli studiosi stimano una riduzione dei costi operativi fino al -20% implementando chatbot, assistenti virtuali e favorendo l’automazione. Tutto ciò porterà a una contrazione dei posti di lavoro? Si domandano in molti. No, non sarà così, perché investendo in programmi di formazione sull’Ai e incentivando il reskilling, l’occupazione potrebbe aumentare con un +15% nella domanda di competenze digitali. Di conseguenza, sempre entro il 2030, è facile immaginare che l’impatto del turismo sul Pil italiano crescerà di un ulteriore +0,5-1%. Migliorerà di pari passo l’esperienza turistica con un +25% di soddisfazione stimata dei viaggiatori, grazie soprattutto all’iper personalizzazione dell’offerta.

TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL’UOMO

Al tavolo del G7 Turismo, il ministro Santanchè lo ha ripetuto più e più volte: «Il progresso non può essere arrestato con il palmo di una mano, ma l’uomo va riposizionato al centro della scena. L’Ai va messa al suo servizio, non viceversa». In quest’ottica vanno sostenuti gli investimenti «perché ogni euro speso in intelligenza artificiale ha un ritorno potenziale di 3 euro». Le opportunità economiche sono dunque significative e, se lo scorso anno sono stati investiti oltre 130 miliardi in Ai (circa 6,2 solo in Italia), la previsione di crescita è di 1,9 trilioni entro il 2030 con gli Stati Uniti al primo posto, seguiti da Unione europea e Regno Unito.

Ma in quali ambiti impatterà maggiormente questo strumento, favorendo l’evoluzione del travel? Gli analisti non hanno dubbi: nel miglioramento delle prenotazioni, gestione dei visitatori, analisi dei dati, destagionalizzazione delle destinazioni, chatbot, realtà aumentata e virtuale per arricchire l’esperienza turistica in termini di personalizzazione, sicurezza e salute.

SPINTA SUGLI INVESTIMENTI. E ASTOI VARA IL “FONDO SPECIALE”

Un sostegno economico in tal senso è stato richiesto da più parti nei giorni del G7 con Santanchè in primis che ha usato tale tribuna per sollecitare «investimenti strutturali e incentivi. Perché lo sviluppo tecnologico non determini divari incolmabili favorendo solo gli attori più grandi».

Nelle stesse ore, lato tour operating, il presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya, ha annunciato la costituzione «per il 2025 di un rilevante fondo per finanziare la formazione e supportare i soci nel governare le opportunità e le insidie dell’Ai e della sostenibilità». Notizia poi validata nel corso dell’ultima Assemblea dell’associazione dei tour operator.

«Siamo profondamente convinti che sia divenuto imprescindibile poter fornire agli associati strumenti per prepararsi a leggere e affrontare i profondi mutamenti sociali e organizzativi che stiamo vivendo; così come siamo altrettanto consapevoli che tali sfide, se non debitamente governate, metteranno a dura prova le nostre imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Per questa ragione, grazie ai contributi di tutti i soci – ha ufficializzato Ezhaya – è stato costituito un Fondo Speciale per la formazione che sarà la base di partenza per iniziare un articolato programma volto ad accompagnare le aziende in questo importante momento di transizione».

POLICY PAPER SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Al termine della Settimana del Turismo di Firenze, infine, i sette grandi – ovvero Italia, Usa, Canada, Uk, Francia, Germania, Giappone e Ue – hanno sottoscritto con l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) il primo documento globale congiunto sul turismo: un Presidency Paper focalizzato sui temi-cardine del lavoro e della sostenibilità, oltre all’intelligenza artificiale.

A quest’ultima è stato dedicato un Policy Paper ad hoc da 46 pagine (CLICCA QUI PER CONSULTARLO), che ricapitolando l’operato dei singoli Paesi del G7 ricorda come il Canada sia stato pioniere nel settore lanciando già nel lontano 2017 la sua Pan-Canadian AI Strategy, primo documento di questo tipo al mondo, e introducendo nel 2022 una vera e propria legge sull’intelligenza artificiale. Anche la Francia è rimasta al passo con la sua strategia nazionale “AI for Humanity”, varata nel 2018 e poi aggiornata. Degno di nota anche il Regno Unito con un Piano d’azione specifico sui trasporti la cui pubblicazione è prevista entro quest’anno. E sempre nel 2024 l’Unione europea ha adottato il suo “Ai Act” che, come chiarito nel documento, “mira a garantire la sicurezza e la tutela dei diritti fondamentali nello sviluppo e nell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale in vari settori, compreso il turismo”.

CASE HISTORY DAL MONDO

Ma, in concreto, dove e come viene impiegata davvero l’Ai a livello di destinazioni? Nel documento del G7 sono quattro le case history: il restauro di Notre Dame a Parigi, in Francia, affinché la Cattedrale distrutta dal rogo sia rinnovata nel pieno rispetto del progetto originario; l’analisi di feedback e dati dei viaggiatori nella prefettura di Fukui, in Giappone; il progetto Zoobot a Barcellona in Spagna, che con un chatbot potenziato dall’intelligenza artificiale rende lo zoo più accessibile alle persone con disabilità visive, uditive e cognitive, nonché a quelle con disturbi di salute mentale; la campagna di marketing digitale “Fake Brit Til You Make It” di VisitBritain che impiega tecniche di gamification basate sull’Ai che incorporano i dialetti britannici regionali per coinvolgere il pubblico statunitense.

Tre invece le best practice in termini trade: l’ente canadese Tourism Toronto ha impiegato l’Ai per ottenere informazioni più approfondite sui comportamenti e sulle preferenze dei turisti, puntando a personalizzare l’offerta; la catena Hilton ottimizza il dispendio di energia nei suoi hotel con dati in tempo reale tra cui previsioni meteo e stime sull’occupazione; i parchi Disneyland che, utilizzando i dati dei braccialetti indossati dagli ospiti, insieme a quelli di sensori e telecamere IoT, monitorano e gestiscono le folle. L’Ai consente, in tal senso, di apportare modifiche alle operazioni del parco in base al sovraccarico. Sempre Oltralpe, si distingue l’ente del turismo Atout France che ha introdotto Genial Travel, per consentire ai visitatori di pianificare viaggi su misura, e MarIAnne, un chatbot Ai che funge da compagno di viaggio virtuale, fornendo consigli e raccomandazioni in tempo reale.

RISCHI DA CUI DIFENDERSI

Ma, sebbene gli esempi pratici non manchino, e le intenzioni neppure, la strada dell’intelligenza artificiale è lunga e perigliosa, soprattutto in termini di etica e rischi. Da qui i suggerimenti del G7 Turismo: “Affrontare i bias algoritmici ed evitare l’avvelenamento dei dati; garantire trasparenza e responsabilità; impedire la violazioni dei big data; far sì che l’intelligenza artificiale non leda l’equità e i diritti dell’uomo, diffondendosi non uniformemente nel mondo; evitare le distorsioni della concorrenza, così come la distruzione dei posti di lavoro; impedire la violazione dei diritti dei lavoratori e il danneggiamento della proprietà intellettuale; ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’Ai stessa”.

Tutti rischi che vedranno l’industria turistica, ma soprattutto i potenti che la governano, impegnati nei prossimi anni in quella che è senza dubbio la vera grande sfida del nuovo Millennio.

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