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Ai, la lotta Ue al “far west” dei dati proteggerà il turismo

«L’intelligenza artificiale? Va regolamentata, ma non solo». Parola di Thierry Breton, commissario europeo del mercato interno e del turismo, intervistato da Euronews durante il vertice Destinazione Europa che si è svolto a Bruxelles a fine giugno e che ha riunito gli operatori del settore turistico.

Per Breton l’Ai – oggi focus di molte aziende del travel dalle Ota alle aziende del turismo organizzato – ha bisogno di regole e organizzazione: «Abbiamo deciso di progettare il nostro spazio digitale. Anche su questo ho lavorato molto duramente fin dal mio primo giorno alla Commissione. Il nostro spazio digitale non era affatto organizzato. Alcuni dicevano che era un po’ come il Far West, soprattutto i social media. Sapete cosa significa, ci sono state delle tragedie. Così abbiamo deciso di organizzarlo: è stato un viaggio piuttosto lungo, ma lo abbiamo fatto con il Data Governance Act, con il Digital Services Act per organizzare i social e con il Digital Market Act per avere una concorrenza leale. Fino alla legge sui dati, il Data Act, che è molto importante anche per il turismo».

Il commissario Ue ribadisce così come sia cruciale avere delle regole, anche per l’innovazione: «Siamo il primo continente ad avere queste regole e l’intelligenza artificiale ne fa parte. Ci abbiamo lavorato per quasi tre anni. Il regolamento è stata adottato dal Consiglio e dal Parlamento, una settimana fa abbiamo iniziato il primo trilogo (un tipo di incontro utilizzato nel processo legislativo dell’Unione europea, ndr). Il Data Act è basato sul rischio ed è stato importante per me spiegare tutto questo. Siamo il più grande continente del mondo libero in termini digitali, una volta e mezza più grande degli Stati Uniti. Questo ci dà ovviamente delle responsabilità. Quindi il mio compito è stato quello di spiegare di cosa si tratta agli attori coinvolti. Siamo un continente aperto, ma queste sono le nostre regole e ora saranno la legge. Io aiuto le aziende, non solo statunitensi, ma anche europee e di altri Paesi, compresi quelli asiatici, a capire esattamente quali sono le nostre leggi e come prepararsi».

Parliamo di una normativa orizzontale, basata sul rischio. «Quindi non può essere superata. E visto che tutto ciò che facciamo nel digitale è orizzontale, si può inserire una nuova legge delega, se vediamo che succede qualcosa di nuovo. Perché la tecnologia potrebbe evolversi e potrebbero esserci nuovi rischi. Ovviamente, non vogliamo regolamentare tutto. Ma in caso di una nuova minaccia, non prevedibile al momento, saremo sempre in grado di inserire una nuova legge delega».

Per quanto riguarda il settore del turismo e dei viaggi, «quando si parla di intelligenza artificiale si parla fondamentalmente di tre cose: dati, algoritmi e potenza di calcolo. Ecco perché vogliamo avere uno spazio dati per il turismo: in modo da organizzarci al meglio. Chi possiede questi dati? Come organizzare questo spazio dati? È molto importante. L’utilizzo di questi dati sarà un vantaggio fantastico, in particolare per l’industria del turismo, quando in una seconda fase saranno sviluppati algoritmi specifici incentrati sul turismo. Questo sarà parte del lavoro degli enti turistici, ma anche di altre aziende di servizi. Poi serve la potenza di calcolo».

IL PUNTO DI VISTA DI MR INTERNET

In occasione del Wmf – We Make Future di Rimini, lo scorso 16 giugno con L’Agenzia di Viaggi Magazine media partner dell’evento, ha potuto dire la sua sullo sviluppo tecnologico e sull’intelligenza artificiale anche un colosso come Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web.

Dopo aver ripercorso le diverse fasi dell’evoluzione del www, l’informatico ha parlato poi della protezione dei dati personali: «Ci sono spesso sistemi centralizzati, pensiamo a Facebook e Google, che non sono open source e lavorano a compartimenti stagni. Le funzionalità sono ottime ma spesso le cose non vanno come dovrebbero: privacy, sicurezza, tracciamento sono questioni ancora molto problematiche».

«L’Ai diventerà potentissima ma bisogna avere la sovranità dei dati, il controllo su quelli che si offrono: la chatbox deve lavorare per la gente e non utilizzare la gente. L’Ai deve lavorare per le persone come individui, cittadini, come consumatori», ha concluso Berners-Lee.

Nel corso della kermesse romagnola si è espresso anche Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, che ha confermato come il blocco temporaneo di ChatGpt in Italia sia stata soltanto una scintilla rispetto a un problema globale. «Diverse società stanno sperimentando l’Ai sul mercato, ma il mercato non può e non deve essere un laboratorio. I processi vanno disciplinati; l’errore è credere che innovazione e regole siano in contrapposizione: non può l’innovazione fagocitare il diritto alla privacy. Non dobbiamo fermare lo sviluppo, ma capire come governarlo consapevoli che il ritmo del progresso tecnologico è assolutamente incompatibile con quello della regolamentazione».

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