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Aiav, Avataneo: «Dalle carte di credito all’Idd: ci vuole chiarezza»

Dal nodo carte di credito fino al caso dei direttori tecnici prestanome nelle agenzie di viaggi, passando per la Insurance Distribution Directive (Idd) – in vigore in Italia dal 1° ottobre – ancora carica di incertezze per gli addetti ai lavori tra Rui, formazione e costi. Fulvio Avataneo, presidente di Aiav, ripercorre i punti salienti del 2018, quelli che hanno interessato il lavoro degli agenti e impegnano tutt’ora (non poco) l’associazione: «Bisognerebbe essere più capaci di far fronte comune con le altre sigle associative, così da semplificare alle adv l’apprendimento di tutti i cambiamenti che impattano sul settore».

Partendo dalla Risoluzione 890 di Iata e dalla questione relativa all’utilizzo delle carte di credito corporate per l’emissione della biglietteria aerea, Aiav ha scelto la via del ricorso d’urgenza al Tribunale di Roma.

Cosa si aspetta il 4 ottobre, giorno della prossima udienza sul tema?
«Mi aspetto che il giudice definisca se è possibile o meno che una società non rispetti quelle che sono le normative in vigore per l’utilizzo degli strumenti di pagamento».

Cosa dovrebbe fare Iata?
«Sia chiaro, noi siamo d’accordo sul fatto che esistano carte di credito che rappresentino un pericolo. Ma Iata deve riconoscere quali sono quelle da evitare, definendo al contempo i motivi e dando indicazioni sulle soluzioni innovative come le virtual card. Ci vuole chiarezza. Vogliamo che sia riconosciuto alle agenzie di viaggi il diritto di pagare con uno strumento sostenuto dalle normative italiane e comunitarie».

Altro tema caldo è la direttiva pacchetti entrata in vigore lo scorso 1° luglio.
«Ci sono ancora enormi criticità, in primis sul contratto di viaggio. Sono tanti gli agenti che non hanno ancora capito come comportarsi in alcune situazioni relative alla stesura dell’accordo con i clienti. Aiav sta mettendo a disposizione la modulistica un po’ per volta».

Il 1° ottobre è il giorno della Idd. Anche qui, ancora diverse incertezze.
«Una complicazione che poteva essere davvero risparmiata all’intera categoria. Un’innovazione che ci porta indietro anziché avanti».

Lo scorso luglio avete fatto un appello all’Ispettorato del Lavoro sulla presenza, nel mercato, di direttori tecnici prestanome. Quanto è presente questo problema?
«Molto. Ed è un danno per l’intera categoria per tutta una serie di motivi. Principalmente, perché spesso si tratta di agenti di viaggi che hanno preso l’abilitazione almeno 20 anni fa e sono lontani anni luce dalla realtà del settore di oggi. In seconda battuta, perché il direttore tecnico dovrebbe essere una figura guida nei rapporti con clienti e fornitori. E poi si genera concorrenza sleale con chi è regolarmente in carico nelle adv».

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